venerdì 20 ottobre 2017

Rispunta la villa romana distrutta dallo tsunami

Tommasina Budetta
Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino

Massa Lubrense - A Sandro Cacace, vigile urbano e habitué di Marina della Lobra, quei blocchi di pietra erano immediatamente sembrati "sospetti". Troppo regolari, troppo allineati per essere rocce, come se ne trovano sui fondali della Costiera; più plausibile pensare a resti di costruzioni antiche. La conferma all'intuizione di Cacace arriva dalla scoperta del sub Carlo Maresca: è lui ad aver rinvenuto, al largo di Marina della Lobra, blocchi di pietre, capitelli e colonne che potrebbero appartenere a una villa o a un tempio risalente a migliaia di anni fa. Il ritrovamento è avvenuto in un'area vasta un chilometro e a circa dieci metri di profondità, non lontano dal luogo in cui fu individuato e riportato alla luce il ninfeo musivo che oggi può essere parzialmente ammirato nel parco di Villa Fondi, a Piano di Sorrento. A segnalarlo ai vertici del museo archeologico della penisola sorrentina è stato Stefano Ruocco, presidente dell'Archeoclub massose, sulla base della segnalazione di Maresca e del report fotografico realizzato da Antonino Russo e Rosario Acone. Due le ipotesi al vaglio degli esperti. Le strutture potrebbero appartenere al porticus di una villa patrizia distrutta e trascinata in mare dallo tsunami provocato dall'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo. L'altra ipotesi porta ai resti di un tempio, il che consentirebbe di rivalutare la collocazione degli edifici sacri lungo la costa di Massa Lubrense. «L'impressione è che si tratti di un sito di crollo - spiega la direttrice del museo archeologico sorrentino Tommasina Budetta - in cui si sono depositate parti di manufatti che non sappiamo a quale edificio appartenessero. Serviranno indagini subacquee assai accurate per chiarire la natura dei resti e datarli». E Michele Giustiniani, presidente dell'Area marina protetta di Punta Campanella, pronto a siglare un protocollo per consentire l'avvio delle verifiche, dice; «Se dovessimo ottenere riscontri positivi, non esiteremo a chiedere alla Capitaneria di porto l'interdizione dello specchio d'acqua in cui è stato effettuato il ritrovamento».

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