martedì 14 novembre 2017

Congresso Pd, si tratta per la pace

Paolo Siani
Ma De Luca chiede il commissario. Rinviato ad oggi lo spoglio. Oddati: se non si annulla il voto, ricorro 

Fonte: Simona Brandolini da Il Corriere del Mezzogiorno 

Napoli - La pattuglia napoletana, al gran completo, fa il suo ingresso al Nazareno. C'è anche il candidato-non candidato Nicola Oddati. Pensano di poter chiudere una vicenda paradossale che s'è ridotta ad uno scontro non solo locale, pure nazionale. Gli uni contro gli altri armati ci sono Luca Lotti, Lorenzo Guerini, Dario Franceschini e Ettore Rosato da una parte, contro Matteo Orfini e Maurizio Martina. Ordini, contrordini, scomuniche, rinvii. Alla fine si tratta. Perché tra fazioni contrapposte solo così può andare a finire. Ieri, dopo un weekend passato sull'ottovolante, doveva iniziare lo spoglio delle schede dei circoli (non molti) che hanno votato domenica per eleggere il segretario provinciale del Pd. Spoglio congelato, rinviato a questo pomeriggio per impraticabilità del campo, come se fosse venuta giù una grandinata. E invece è un modo per far placare gli animi, per tentare di chiudere politicamente (e anche civilmente) una vicenda che ancora una volta ha sbattuto i dem partenopei in prima pagina. Perché Napoli resta un terreno di caccia. Di cui, però, non bisogna parlare. Tant'è che ieri Matteo Renzi, un po' per distrarre un po' per mettere un dito nell'occhio di qualche chiassoso napoletano, ha annunciato solo di aver chiesto a Paolo Siani di fare il capolista a Napoli. Stop. Neanche una parola sul congresso durante la direzione nazionale. Dopo due giorni e una votazione a metà la situazione è la seguente. Domenica sera si va verso un'intesa: rifare tutto, evitare scontro finale.
 
Qualcosa non va. Anzi qualcuno non vuole. Qualcuno non vuole proprio che congresso si faccia, è Vincenzo De Luca, a quanto pare, che vorrebbe far saltare il banco, immolando anche il suo candidato Nicola Oddati. Per De Luca Umica soluzione sarebbe il commissariamento. Cosi nel giro di poche ore la situazione cambia ancora. Il primo a parlare è il martìniano Antonio Marciano che infatti spiega: «Dalle primarie del 2011 ad oggi mai nessuna vicenda è stata sanata. Le strade possibili sono solo due: o si annullano i voti di domenica e si va a nuove elezioni oppure si commissaria una buona volta il partito. Perché altrimenti noi andiamo avanti». Cosa vuoi dire lo spiega Nicola Oddati: «Se non annullano il voto ho già pronto un ricorso e potrei rivolgermi anche alla magistratura ordinaria. Ma sono tranquillo, perché se il congresso fosse valido avrebbero già convalidato il risultato. Non l'hanno fatto invece. Immagino che non possano arrivare a proclamare un segretario eletto da un terzo dei votanti, la soluzione politica è scegliere una nuova data e votare di nuovo, in tutti i circoli, questa volta». Ma sul commissariamento dice: «Perché devono commissariare? Il Pd deve uscire a testa alta da questo congresso. Abbiamo tutti fatto degli errori, dimostriamo ora di essere maturi». Non c'è dubbio che i numeri sono più bassi del passato. D'altronde s'è votato a macchia di leopardo, in soli cento circoli, e Oddati aveva detto ai suoi di non partecipare. Ma, anche in questo caso, le cifre sono ballerine, un po' come sono quelle delle manifestazioni, per Oddati sarebbero andati al voto circa 8000 iscritti su 25 mila, per i sostenitori di Massimo Costa almeno io mila. Ma è fondamentale capire cosa accadrà oggi. Se alla fine il voto di domenica sarà convalidato sarà rottura tra le anime renziane. Soprattutto con De Luca.

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