sabato 11 novembre 2017

Montechiaro

di Filomena Baratto

Vico Equense - E’ facile amare un luogo in estate, quando emerge in tutto il suo splendore! La prova della sua inconfondibile bellezza è in inverno, quando il suo fascino emana anche senza la luce della bella stagione. Provate a vedere Montechiaro in questi giorni, in novembre pieno, quando l’aria è fredda e dall’alto si ha un senso di lontananza con il resto del mondo. Quando dalla Statale 145, dopo Punta Scutolo, si gira a sinistra, direzione Sorrento, salendo, si ha la sensazione di inoltrarsi verso la cima fredda di un monte. Ma lentamente si viene accerchiati da calore e da verde, da riflessi e da colori e abbassando il finestrino, anche se fuori fa freddo, si sentono mille profumi. Non si sa se prevale quello di mare, di cucinato, di pizza, di olio, di vino, di erbe aromatiche. Dimentichi dove ti trovi per poi ricordartene più su quando ti affacci e vedi un panorama mozzafiato con un mare per tappeto e colli strepitosi intorno, e con Sorrento a sinistra e Vico a destra. Solo le persone con vertigini, ma quelle per il bello, per il panorama, non resistono a questo luogo. Montechiaro è un piccola frazione che si inerpica sul colle, immerso nelle viti e negli ulivi e dove l’aria, il silenzio, la pace del luogo sono il vero motivo della sua bellezza. Molti si fermano alla chiesa rossa, colore pompeiano, per sposi d’altri tempi, quelli che amano il raccoglimento e la vista degna di una luna di miele. All’interno è piccola, giusto per pochi intimi, e baciata da tramonti speciali sul suo colore inconfondibile. Nemmeno la cortina di freddo deturpa la piccola fetta di case e di alberi sul groppone del colle. E’ come un velo che cala dall’alto e ovatta i suoni, blocca i rumori. L’autunno compie miracoli: al colore rosso dei tramonti estivi, si sostituiscono le foglie purpuree dei vitigni , ai verdi brillanti dell’estate, si vedono quelli più tenui fino al grigio e al giallo leggero. Qui sembra un paradiso malinconico, fermo, come messo sotto la campana di vetro e se lo scuoti, tra qualche mese, ti dà anche la neve. E’ un posto per poeti, per versi cuciti alla terra, alle foglie, ai profumi, all’aria, all’altezza sul mare.
 
Versi che si formano osservando con l’occhio preciso dell’amante, di chi conosce e non si sazia mai, chi va cercando pose e cantucci fuori tempo e fuori mano. Poeti che vengono dal mare, saliti a novembre, mese che più di ogni altro dà tregua alla lunga stagione per riposarsi. E sono contadini, vignaioli, agricoltori, dei loro fazzoletti di orti pieni di ogni sapore. Abbandonate le sale dei ristoranti e degli alberghi o delle fredde cabine delle navi, ora respirano aria di casa, che è aria di mare, di monte, di terra, del proprio terreno. Montechiaro, con la bella chiesa rossa, complesso cinquecentesco dedicata alla Vergine, gestita dai Padri Carmelitani Scalzi, è in una posizione unica. La chiesetta è dedicata anche a San Romualdo, per la vicinanza con l’Eremo dei Camaldolesi di Arola e hanno nel Santo di Ravenna il loro Protettore. Fu costruita nel 1600 e nella seconda metà dell’800 fu rifinita in stile che vuol riprendere il gotico, ad opera della Famiglia Cosenza. Sposarsi a Montechiaro è un vero privilegio, ma ancor di più godere di una vista da ricordare. E se anche la pioggia venisse a bagnare il giorno più bello, sarebbe come porre una nuvola sulla collina e mettere l’aureola alla chiesa. Ma non abbiate timore, anche a novembre il sole, per quanto pallido e piccolo, resiste e sforna i suoi raggi che abbracciano questa parte di montagna, geloso dei riflessi che le dona e che vuole siano solo suoi. E se poi foste fortunati e vi capitasse una serata di luna piena e qualche stella, altro che luna di miele, sarebbe luna montechiarese, da marchio Vib, di bellezza imponente.

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