sabato 13 gennaio 2018

Ignare

di Filomena Baratto

Vico Equense - A volte ritornano alla mente argomenti e letture , presentandosi sotto nuova luce. E’ il caso di una novella di Pirandello: Ignare, tratta da Novelle per un anno. L’ho riletta, avendola sotto mano, anche per ricordare che una delle protagoniste, Suor Ginevra, proveniva da Sorrento. E alcuni passi, a suo tempo, mi facevano immaginare i nostri luoghi come calati nelle descrizioni ” S’era d’ottobre e pareva ancora piena estate, sebbene di tratto in tratto, entro quel tepore denso di odori inebrianti, sorvolasse dal mare che s’intravedeva prossimo di tra il fitto turbinio di tutti quei fusti d’alberi, qualche primo brivido di frescura autunnale”. Sono parole che riportano immagini dei nostri luoghi e chissà che, oltre alle scene, non faccia riflettere anche lo spunto. E’ il racconto di uno stupro di quattro suore: Suor Ginevra, Suor Leonora, Suor Agnese, Suor Erminia, di cui solo una potè tornare a Napoli: Erminia. Le altre furono condotte in una villa di campagna dove trascorrere il tempo del parto. Qui le aspettava una certa Rosaria, che le avrebbe seguite. La violenza, di cui erano state protagoniste, s’incarna in tre esserini che vengono alla luce e che non hanno alcuna colpa se non quella di essere frutto di una violenza, mentre dovrebbero esserlo d’amore. Secondo Pirandello ogni atto d’amore dà i suoi frutti, ma qui i frutti, tre neonati, finiscono per essere strappati alle madri dovendosi salvare dalla vergogna.
 
E così, come le poverette all’inizio del noviziato si erano castigate accettando di violentare corpo e mente per obbedire a Dio, così vengono violentate senza che il loro Dio possa aiutarle o impedire che ciò accada. Delle tre, Ginevra, morì in seguito alla fatica del parto. Delle altre due: Agnese non oppose resistenza, mise al mondo la creatura consapevole del fatto che non la avrebbe più vista, mentre Leonora fu quella che reagì alla violenza, chiudendosi in cella con la neonata di Ginevra, in un atto di follia, attaccando quella creatura al seno non volendola lasciare. Ma anche lei, alla fine, crollò e la piccola fu affidata. La storia ancora attuale riporta alla mente il film “Agnus Dei” di Anne Fontaine, la quale afferma che: “Le violenze sulle donne, gli stupri di guerra avvengono ancora ovunque nel mondo dove vi sia fanatismo e conflitto, considerati un’arma di guerra”. Di questi bambini non si sa che fine facciano. Anche in questo caso quella maternità che ogni suora pone al servizio della Chiesa, qui si rende viva fornendo la soluzione al problema. Le suore devono accettare quello che invece avevano evitato venendo meno ai voti e tutto quello che in precedenza avevano conquistato con tanta fatica. Ma anche l’obbedienza, quando tutto diventa violenza, ha il sapore della disobbedienza se quell’orrore perpetrato non subisce un arresto. Chiudersi nel segreto vale quanto disobbedire, nascondere per evitare la gogna ed è più sconvolgente del denunciare. Per ritornare a Pirandello, qui il tema della morte, della maternità e della sessualità si fondono come temi a lui cari e dove i personaggi maschili e femminili si respingono ancora una volta. Si presenta un mondo femminile alienato, dove il convento si pone come una finestra sul mondo, che non permette alcuna permeabilità. Il “limine” è dato dall’io che si chiude e non lascia filtrare la vita esterna. Profanando l’interno si ha la distruzione di uno scambio reale tra l’io e il mondo. Per poter stare alla finestra, il mondo esterno o interno deve perdere la sua realtà. E’ un lavoro di addestramento lungo, fatto di amore e fede e la violenza entra come sovvertimento delle parti. Ma forse la stessa violenza porta con sé la voglia di spezzare i fili della ragione e rendere mondano anche il più grave dei segreti del mondo, come se tutto dovesse passare attraverso la mente e il corpo. “Se non si pecca contro la ragione, non si combina nulla!” affermava Einstein. E cosa ha fatto la Chiesa nel tempo se non infierire al limine della finestra per mettere mondo contro mondo proprio in nome della fede?

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