domenica 25 marzo 2018

«Campania, un cittadino su due a rischio povertà o esclusione»

La Cgia: in Italia tasse record e una spesa sociale tra le più basse d'Europa 

Fonte: Paola Cacace da Il Corriere del Mezzogiorno 

In Campania una persona su due è a rischio povertà, ossia vive in famiglie a intensità lavorativa molto bassa o addirittura si trova in una situazione di grave deprivazione materiale, con difficoltà a pagare affitto, mutuo e in alcuni casi persino a mettere a tavola il cosiddetto pasto quotidiano. È quanto emerge da un'analisi realizzata dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre sulla base di dati Eurostat e Istat che mostra una situazione in tutto il Sud pesantissima con le regioni del Mezzogiorno in cima a questa triste classifica dell'esclusione sociale. Secondo i dati presi in esame, che sono aggiornati al 2016, il rischio povertà e di esclusione sociale grava sul 49,9% dei campani, quindi praticamente metà della popolazione. Fa peggio in definitiva solo la Sicilia con il 55,6% mentre nella top 5 si trovano Calabria (46,7%), Puglia (42,2%) e la Basilicata (40%). Guardando meglio i dati si può notare come il dato medio nazionale del rischio povertà sul totale della popolazione si attesti al 30% con un incremento del 4,1% in 10 anni ossia tra il 2006 e il 2016. Incremento che in effetti è pressoché in linea con quello del Mezzogiorno (4,6%) ma fa peggio la Campania dove la variazione è stata del +5,4% tra il 2016 e il 2006 quando la popolazione a rischio era il 44,5% e la regione era al terzo e non all'attuale secondo posto della classifica del rischio povertà.
 
Tra le cause individuate ci sarebbero anche tasse record in Ue e una spesa sociale tra le più basse di Europa. In questi ultimi anni di crisi, infatti, alla gran parte dei Paesi mediterranei sono state "imposte" una serie di misure economiche di austerità e di rigore volte a mettere in sicurezza i conti pubblici. In via generale attraverso un aumento delle tasse, una contrazione degli investimenti pubblici e un corrispondente taglio del welfare state. Basti pensare che in Italia la pressione tributaria (ossia il peso di imposte, tasse e tributi sul Pil) si è attestata nel 2016 al 29,6%. Tra i nostri principali Paesi competitori presenti in Ue nessun altro ha registrato una quota così elevata. Questo mentre il costo della spesa sociale sul Pii, al netto della spesa pensionistica si è attestata all'11,9%. «Da un punto di vista sociale - ha commentato il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre Paolo Zabeo - il risultato ottenuto è stato drammatico: in Italia la disoccupazione continua a rimanere sopra l'11%, mentre prima delle crisi era al 6%. Gli investimenti sono scesi di oltre 20 punti percentuali e il rischio povertà ed esclusione sociale ha toccato livelli allarmanti. In Sicilia, Campania e Calabria praticamente un cittadino su 2 si trova in una condizione di grave deprivazione».

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