lunedì 12 marzo 2018

Maurizio Martina assume la guida del PD in attesa dell'assemblea nazionale

Maurizio Martina
Da oggi in molti digiteranno il nome di Maurizio Martina su Google per capire chi è il nuovo reggente del Pd. Con le dimissioni di Matteo Renzi, toccherà a lui traghettare il partito verso nuove primarie. E non sarà un affare da poco. In questo frangente il quarantenne bergamasco prende un partito spompato, conflittuale, indeciso sulla strategia delle alleanze o dell’isolamento. Braccia mai strappate all’agricoltura, in un certo senso. Perché Martina era uno dei pochi ministri del governo Gentiloni che poteva vantare competenze tecniche sulla delega di propria pertinenza. Non che il vicesegretario del Pd abbia mai zappato la terra. Da ragazzo ha frequentato l’istituto agrario. A livello teorico, perciò, ne sapeva qualcosa di semine. Ora, però, tutta questa scienza gli basterà? “Con il vostro contributo – ha detto stasera Martina alla direzione del Pd - cercherò di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato. Lo farò con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso. Chiedo unità". Martina ha fatto tutta la sua carriera nei dem e pur partendo da posizioni di sinistra, ha sempre avuto un ruolo di pontiere. Tra i suoi successi, l’Expo di Milano. La sua area, Sinistra è cambiamento, ha sostenuto la mozione di Renzi all’ultimo congresso. Ha una dote che in politica lo ha sempre aiutato: l’invisibilità.

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