mercoledì 13 giugno 2018

Gli affari a sei zeri dei clan nella Giamaica dei Lattari

Fonte: Elena Pontoriero da Metropolis

Gragnano - E' tempo di raccolto negli "orti" dei narcos. Le rigogliose piantagioni di marijuana sono pronte per passare alla fase successiva: l'essiccazione. Il business dei clan ritorna, puntuale, a conquistare i boschi dei Monti Lattari. Piante di cannabis seminate in posti diversi rispetto a quelli scoperti con l'operazione "Tabula Rasa", che ebbe inizio nell'estate del 2016 e terminò con la distruzione di tonnellate di piante di marijuana che immessa sul mercato avrebbe fruttato una rendita importante alla criminalità organizzata. Un patrimonio pari a 35 milioni di euro fu sottratto ai narcos della zona. Ma l’operazione anti-droga è ritornata alla ribalta con nuovi monitoraggi dall'alto per individuare i serbatoi dell'oro "verde". Ieri mattina il sorvolo dei carabinieri elicotteristi (del settimo nucleo di Pontecagnano) che hanno guidato i militari alla scoperta del tesoro nascosto nei terreni demaniali in penisola sorrentina. Un'attività che i carabinieri della compagnia di Castellammare, coordinata dal maggior Donato Pontassuglia e dal comandante della stazione di Gragnano Giovanni Russo, conducono con efficacia e che, nei due anni passati ha lasciato senza via d'uscita i clan della zona, costretti a rinunciare alla raccolta della cannabis indica e al corrispettivo economico non da poco. Tutto si rimette in discussione perché tutto ha avuto una modifica.
 
Perché l'affare marijuana ha cambiato scena. Ovvero sono cambiate le postazioni e si è riscritta, così', l'ennesima mappa dei punti di coltura individuati, sia dall'alto con l'ausilio dell'elicottero unitamente a una perlustrazione via terra. Una procedura semplice ed efficace: dopo averla colta, la pianta di marijuana viene accuratamente essiccata sul posto poi trasferita nei grandi bidoni e sotterrata. Soltanto a richiesta del quantitativo da parte dell'acquirente, i clan incaricano gli esperti contadini al prelievo dello stupefacente nascosto nelle viscere dei boschi, per procedere alla lavorazione successiva: le dosi.
Le più grandi coltivazioni 
Era l'estate del 2016 e tra la fitta vegetazione di Gragnano e Casola i carabinieri scoprirono due delle più vaste coltivazioni di marijuana: 4.750 piante di cannabis in via del Balzo località Monte Muto (Casola) e ben 6.900 piante in località Monte Megano (Gragnano). Forse la più significativa e inusuale fu senza dubbio la piantagione di marijuana rinvenuta in località luvani, a pochi metri dalla residenza del boss Leonardo Di Martino, alias O lione. Circa 500 piante di "erba" che finirono sotto i colpi del machete degli uomini in divisa.

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