sabato 7 luglio 2018

Il verdetto sulle case pirata. «Avanti con il condono» la trincea dei sindaci

Da Sorrento a Ottaviano, Comuni mobilitati «Non abbiamo i soldi per le demolizioni» 

Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino

Tutti si dicono «rispettosi della decisione dei giudici». In realtà, i sindaci del Napoletano sono preoccupati per gli effetti della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato la legge regionale approvata nel 2017 per scongiurare l'abbattimento di migliaia di «abusi di necessità». Secondo la Consulta gli edifici illegittimi vanno rasi al suolo a meno che non sussista un interesse pubblico prevalente alla loro conservazione. Ma troppo modeste sono le risorse delle amministrazioni locali per smantellare i manufatti irregolari e troppo forte è il pericolo di un conseguente inasprimento dell'emergenza abitativa. E così i primi cittadini invocano l'intervento del Parlamento al quale chiedono una norma che distingua gli immobili sanabili da quelli da abbattere o, in alternativa, più fondi per le demolizioni.
LA COSTIERA 
In prima linea Giuseppe Cuomo, sindaco di Sorrento: «Da decenni attendiamo che da Roma arrivi la soluzione al problema. Serve una legge che fornisca indicazioni univoche sulla base delle quali individuare gli immobili recuperabili». A invocare un intervento chiarificatore sono pure le amministrazioni di Ischia dove le statistiche di Legambiente parlano di circa 600 case colpite da ordine di demolizione dal 2009 in poi e di 27mila pratiche di condono pendenti.
 
«La sentenza era prevedibile e s'inquadra nell'attuale cornice normativa - spiega Rosario Caruso, sindaco di Serrara Fontana - Perciò dev'essere lo Stato a fare chiarezza soprattutto sull'applicabilità del terzo condono dal quale la Campania è stata esclusa: non ci si può attendere una risposta definitiva sull'abusivismo da Comune, Città Metropolitana o Regione». Altrettanto forte è la presa di posizione di Giacomo Pascale, sindaco di Lacco Ameno, secondo il quale «la legalità non si ripristina con le ruspe dopo un trentennio senza regole» di cui gli ischitani non possono essere considerati responsabili. «La questione si risolve in sede politica e legislativa prevedendo la demolizione dei soli immobili realizzati a fini speculativi».
I FONDI 
Già, le demolizioni. Dove si trovano i soldi per radere al suolo gli edifici costruiti contro la legge? L'interrogativo attanaglia amministrazioni come quella di Torre del Greco. Qui sono centinaia le strutture realizzate irregolarmente da famiglie bisognose di un tetto sotto il quale vivere. «Parlamento e governo nazionale hanno due possibilità per intervenire - sostiene il neosindaco Giovanni Palomba - O distinguono definitivamente gli immobili sanabili da quelli che vanno demoliti o trasferiscono ai Comuni le risorse necessarie per procedere agli abbattimenti». A breve il sindaco della città corallina passerà al setaccio i dati su abusi edilizi, pratiche di condono e ordini di demolizione relativi al territorio comunale.
IL VESUVIO 
Particolarmente preoccupato è Luca Capasso, sindaco di Ottaviano e presidente della Comunità del Parco del Vesuvio. Nel suo Comune sono circa 3.400 le pratiche di condono che attendono di essere definite e più di 10mila le persone che rischiano di trovarsi senza un tetto nell'ipotesi in cui la sanatoria non dovesse essere loro accordata. «Dopo 30 anni di attesa spiega Capasso - i cittadini hanno diritto a una risposta sulla sorte della loro casa. Altrimenti, oltre che con l'inasprimento dell'emergenza abitativa, faremo i conti con problemi di ordine pubblico». Anche per il sindaco di Ottaviano la soluzione non può che arrivare da Roma attraverso una legge o un decreto che velocizzi le risposte alle istanze di condono. In che modo? «Dando al cittadino la possibilità di autocertificare le condizioni in cui versa l'immobile e ai Comuni il compito di eseguire i controlli. Chi possiede i requisiti deve ottenere la sanatoria. Chi non li ha oppure certifica il falso e si rassegni all'abbattimento».

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