sabato 15 giugno 2019

Con il caldo che avanza, ritorna la paura degli incendi

Il Mattino (1985)
di Filomena Baratto

Vico Equense - All’inizio di ogni estate ritorna la paura degli incendi. Manca a riguardo una soluzione efficace e una pena sicura per quanti “scherzano col fuoco”. In un articolo di Umberto Celentano su una pagina ingiallita de Il Mattino di Napoli del 1985, giovedì 28 agosto, si riporta la notizia di un grosso incendio sulle colline di Vico Equense e tra le righe si legge “gli incendi stanno rappresentando per l’economia cittadina e per quella dell’intera zona una autentica piaga…”E ancora: “La statale 269, che collega Vico con il Faito è ancora chiusa per pericolo di caduta massi.” Continua dicendo che l’incendio più esteso fu alla Sperlonga, dove bruciarono circa 10 ettari, ma si parla anche di Pacognano, Arola e Fornacelle. Allora come oggi, mentre è ancora caldo il ricordo di due anni fa. Sono trascorsi 34 anni e si scrivono esattamente le stesse cose. L’articolo mi riporta le immagini di due anni fa quando dalla spiaggia i bagnanti, spaventati, rivolgevano lo sguardo verso le colline mentre l’elicottero andava su e giù tra la montagna e il mare nella disperata impresa di domare le fiamme. L’articolo mi ha indotto a fare qualche riflessione: che il verde è preso in considerazione solo se lede interessi economici e non nel suo valore essenziale e che manca un piano organizzativo valido in caso di emergenza. Il Sindaco di allora, Tommaso de Gennaro, invitò i cittadini, da quanto si legge, a formare squadre antincendio di volontari. Tra i primi effetti negativi degli incendi c’è la desolazione del paesaggio, con il terreno franabile, la fauna allo sbaraglio e un ecosistema che in qualche punto si spezza. Sulla stessa pagina del vecchio giornale ci sono altri articoli per la tutela dell’ambiente, come la lotta al sacchetto e il mare pulito. Negli anni 80, in pieno benessere, si cominciava a prendere coscienza delle conseguenze di un cattivo uso dei nostri beni. Sono cambiate le politiche, abbiamo approfondito la conoscenza del territorio ma il progresso non è servito in questo caso. Non solo siamo abituati a vedere tante fiammelle sulle montagne, a sentire le sirene dei Vigili del Fuoco, che hanno incrementato vertiginosamente il loro lavoro, ma siamo anche assuefatti a tutto questo.
 
Ancora oggi la gente tira fuori dal finestrino quello che dovrebbe portare nella sua pattumiera di casa, mangia nei prati lasciando i rifiuti, non si fa scrupolo di accendere la brace in luoghi in cui è vietato, lascia alla spiaggia i resti delle sue giornate come se a pulire ci pensasse il mare. Ma chi sorveglia o quando mai qualcuno è stato multato! Oltre ai finanziamenti serve il coraggio di affrontare seriamente la tutela dell’ambiente e così denunciare chi appicca il fuoco, che sia l’amico, il parente, il vicino; fornire il territorio di mezzi preposti a spegnere autonomamente i focolai, così come un elicottero in zona. Ci vuole un’etica nel trovare le soluzioni, nel gestire i fondi e nel rispettare l’ambiente, altrimenti basta poco a depauperare la nostra terra. Ognuno dovrebbe poter vedere, in vita, i risvolti delle sue decisioni, delle sue indifferenze e delle sue azioni, per comprendere quanto il destino di uno sia legato a quello degli altri. E così le decisioni di una generazione ricadono su quella successiva e non si ha il tempo di vedere poi il futuro. Tra tutto quello che comporta vivere, cosa vuoi che sia fare una decina di volte il pic nic senza porsi il problema dei rifiuti o sradicare alberi per guadagnare un metro di terra o appiccare un incendio nel bosco, così come un gioco, o fumare gettando nel prato i resti di una sigaretta accesa? Il fatto che la lettura di un vecchio giornale riporti paure vissute ogni estate è significativo. Forse c’è assuefazione anche al peggio, e si finisce per credere che le fiamme sulla montagna, piccole o grandi che siano, che appaiono ogni estate sparse sui monti come le luci di un presepe, compresa la cometa, l’incendio più vasto, rappresentino un aspetto pittoresco del nostro paesaggio. Bisogna portare alla luce progetti a misura di territorio, per salvaguardare l’ambiente prima ancora dell’aspetto economico. E non speriamo troppo sui cambiamenti climatici per non avere più questo tipo di problema, se poi al danno del fuoco si sostituirebbe quello dell’acqua. L’ambiente va curato e difeso ma a volte è meglio prevenire. Bisogna comprendere che il nostro futuro dipende dalla salute del luogo che ci accoglie.

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