mercoledì 26 giugno 2019

Vista mare


Perché un turista dovrebbe avere come meta Vico?

di Filomena Baratto

Vico Equense - Be’, perché è un posto incantevole. Il mare, le spiagge così tipiche, le colline, il verde, le chiese, a cominciare dalla Santissima Annunziata, le stradine, la gastronomia, l’aria, i profumi della terra, la vegetazione, gli scorci, i sentieri, le stradine. E poi dire che è un luogo di storia, sito archeologico anche se abbiamo sempre seppellito questo aspetto a vantaggio della gastronomia e del turismo. Castello Giusso e la sua storia, i personaggi illustri, i panorami da cartolina, la costa alta ma anche i noci, le erbe officinali, le api, le strutture ricettive, la pizza, i giardini, i frutteti. Ad uno sguardo più attento, affacciandoci dalla villetta o da qualsiasi terrazza che si apre sul mare, quelle con la tanto desiderata vista mare, che di ogni struttura fa salire il prezzo, dobbiamo essere sinceri, non affaccia su un mare cristallino. Che i controlli abbiano dato risultati positivi questo non fa di noi dei ciechi e quel mare che tanto immortaliamo è purtroppo ammalato e da tanto tempo. Non solo lo specchio davanti a Vico ma tutto il golfo, ovunque ci si giri affiora alla superficie una schiuma, una scia, a tratti un olezzo, qualcosa di torbido che ci intristisce. Sono anni che anch’io lo attraverso e non ho più visto quel blu intenso di una volta. Dovremmo avere il coraggio di ammetterlo e non prenderci in giro da soli, sarebbe un pericoloso modo di perdere l’obiettività.
 
Il turista se ne rende conto. Sì, bisogna salvare la stagione e far finta che vada tutto bene. Le spiagge sono affollate come ogni anno e poi cosa bisognerebbe fare? Andare altrove con un luogo così, con panorami e mare che ci accompagnano sin dalla nascita? Mai altrove, ma se resti devi chiudere un occhio. E si convive da troppi anni con gli occhi chiusi. Non abbiamo la volontà di estirpare il problema alla base e ad ogni estate speriamo cambi qualcosa e che spetti ad altri farlo. Con grande delusione non solo la situazione peggiora, ma c’è l’aggravante di renderci assuefatti a che l’acqua del mare col tempo sia diventata altra cosa. E allora si riparte con i soliti discorsi del depuratore, col divieto di balneazione, in casi estremi, con qualche palliativo, tanto i mesi sono tre e, mentre si provvede, passano. Vediamo con gli occhi della memoria e per noi il mare è sempre uguale. Lì andavamo con la mamma, la famiglia, giocavamo con i secchielli, quando c’era anche papà e scendere a mare era una festa per tutti. E’ per questa memoria che ci ostiniamo a scendere nello stesso posto, a fare le stesse azioni ogni anno. Questo è uno dei casi in cui il ricordo più che aiutare, offusca la ragione. E come diceva Moravia “Quando non si è sinceri bisogna fingere e a forza di fingere si finisce per credere; e questo è il principio di ogni fede”. E se proprio la gente si deve muovere per venire a questo mare, sicuramente l’unica possibilità per arrivarci è la Vesuviana. Davvero prendere il treno da Napoli è il giro più bello e sicuro del Golfo? E’ diventato un atto di coraggio, un’avventura, come se i turisti dovessero pagare di persona per vedere finalmente l’agognata costiera che sfavilla sui depliants. Ma quali occhi, colmi di delusione, sono poi pronti a vedere le meraviglie? E se il nostro turista volesse arrivarci in auto ne avrebbe da vedere altre. Qualche giorno fa in galleria, dietro di me un’auto francese e dietro ancora un’altra che la sorpassò come se fosse stato possibile. Sgranai poi gli occhi quando, dopo il sorpasso, notai sulla piazzola di sosta della corsia opposta un tipo con faccia al muro come se a quel posto ci fosse stato un “Vespasiano” lasciando interdetti i francesi. I Francesi erano sincronizzati con la mia velocità, 60 all’ora e non smaniavano di sorpassare. Davanti a loro mi sentivo una fallita Cicerone. Cosa potevo presentare? E cosa avranno pensato del sorpasso azzardato, del tizio che aveva fornito il muro di dipinti rupestri, di quelli che sfrecciavano a velocità sostenuta sull’altra corsia? Si saranno costruiti una loro opinione in pochi chilometri. Ma così non possiamo mai essere competitivi. Ci affidiamo a una vista mare credendo basti a descriverci in modo positivo. Di viste al mondo ce ne sono infinite e di più belle, ma l’educazione, l’efficienza, la capacità di risolvere i problemi e soprattutto la non assuefazione alle situazioni negative fa la differenza. Il mare è il nostro punto forte e anche debole, come debole il nostro pressappochismo, essere un po’ di ogni cosa e niente di preciso. Se le spiagge andassero deserte si noterebbe più del mare con la schiuma e se la stagione andasse in bianco, qualcosa cambierebbe. Non è questione di estate ma di stile di vita. Se anche la vista mare fosse delle migliori, allora sì che potremmo dire che mangiare un gelato affacciati alla villetta, davanti a un tramonto, gustare una pizza con gli amici, fare quattro chiacchiere al bar, passeggiare per le spiagge, visitare un punto preciso restano nella mente a ricordo di un’estate indimenticabile. Al turista bisognerebbe inoltre dire che qui manca, si spera ancora per poco, un Cinema, una vera Biblioteca all’altezza dei personaggi illustri che ha avuto il territorio. In compenso ha il Museo Asturi con le opere del maestro vicano, che dovrebbe essere aperto al pubblico, ha un Museo mineralogico campano, ha fondali marini da studiare e dal mare potrebbero giungere novità inaspettate, sentieri che ci portano a spasso per il territorio, Monte Faito, il nostro polmone, un’attività vinicola che andrebbe tutelata, ulivi come fari sulle colline…Anche se “il mare non ha paese nemmeno lui ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce il sole”, come diceva Giovanni Verga, ogni paese dovrebbe avere cura del suo pezzetto di mare.

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