venerdì 16 agosto 2019

A mare

di Filomena Baratto

Vico Equense - Sotto l’ombrellone, prima di acciambellarmi a leggere, mi guardo intorno e osservo attentamente. Il bagnino tutto trafelato corre da una parte all’altra come un pezzo sulla scacchiera. Lo ripaghiamo con lauta mancia per sentirci meno in colpa quando noi stiamo sdraiati e lui corre sotto il sole. A un primo giro d’occhio noti le donne che arrivano in spiaggia “modello Hollywood”: copricostume con pizzi, velature e fiocchi, rossetto che riprende i toni, una pochette tra le mani colma, una borsa da mare con asciugamani fossero dei neonati dormienti, ciabatte col tacco e smalto che si vede dai Faraglioni di Capri. Ben pettinate, occhiali impeccabili ultima moda e, sia che si tratti di giovani o meno, l’andatura è barcollante. E poi i papà. Alcuni si defilano lasciando le mamme a gestire i piccoli. Altri danno il cambio, cullano i neonati, fanno il bagno con i figli e stanno sempre dietro a controllare. Le ragazzine indossano costumi succinti di due taglie in meno, che a confronto Eva era vestita. Ma si sa la gioventù è bella e sprigiona forza e voglia di mettersi in mostra. Bisogna ricordare di allenare anche il cervello ad avere le stesse curve del lato b per essere veramente attraenti. Si finisce così che gli adulti vogliono emulare i figli e ti ritrovi a notare madri con costumi ridottissimi e padri sirenetti. Si muovono da un lato all’altro della spiaggia a raccogliere ovazioni su un red carpet. Ma anche quelle avanti con gli anni non scherzano, indossando per il mare più una lingerie che dei costumi.
 
Hanno l’aria di dire ”guarda che non mi sono ancora arrugginita e sono più soda di una quindicenne”. Mi piacciono tanto, invece, quelle donne che se ne fregano della mole e amano divertirsi e comportarsi con ironia e parlano tanto e di tutto raccontando la loro vita come a un cineforum all’aperto. E poi…ci sono i condor, quelli spiaccicati sulle sedie che incrociano gli sguardi di chi avanza. Osservano, ammiccano, seguono. Subito controllano, con cellulare alla mano, se sei tra gli amici del catalogo fb. Come se quella scatolina tra le mani fosse il Santo Graal. Una volta mi sono trovata in uno studio di un noto avvocato che sedeva davanti a un maxi schermo del computer e, al nome di una persona, cercò affannosamente su fb e, avendola trovata, cominciò a dare giudizi al suo aspetto fisico a dir poco indecenti. E gli uomini che parlano di donne, sfociano sempre, prima o poi, nella misoginia. Ma sono così carucci quelli che in acqua sembrano appollaiati come galli o galline a fare l’uovo. Non si muovono, non avanzano, non procedono, ma girano su se stessi, aiutandosi con le manine a spostare l’acqua come fossero due stecche per il riso. E i sonnellini, sono deliziosi. A cominciare dai bambini, i nonni e i papà. E poi se li tocchi ti dicono che sono svegli mentre russavano da far paura. Le mamme sperano sempre che i figli stiano buoni per il tempo di sbirciare sul cellulare. E finiscono per fare le stesse cose delle ragazzine: sanno tutto di tutti, controllano le amiche, i parenti, mettono in atto strategie solo a guardare una foto o a leggere un commento. Al risveglio del pargolo o all’arrivo dei più grandicelli devono smettere, lasciando la mente a riflettere su quell’effluvio di notizie ricavate in pochi minuti. Anche se rispondono, assecondano, il loro sguardo è assente, ancora preso da quanto appreso. La vita in spiaggia è un condominio e non manca di nulla. Quelli come me amano leggere. Una volta fatto il bagno vado subito al libro o al mio quadernetto a fiori su cui scrivo. Un giorno mi sono dimenticata di fare il bagno, ero a un punto cruciale della storia e dovevo finire. Ma come fai a spiegare agli altri che non ti bagni per finire un libro? L’estate per me è sole, acqua, letture e aria aperta. L’ombrellone un’oasi e quando proprio brucio, mi tuffo. E se sto sola nemmeno ci faccio caso, tanto il mio interlocutore è il libro. Quando alzo gli occhi dalla pagina vedo la gente che va su e giù con caffè, acqua, bibite, ciambelle, lettini. Una serie di teli passano sotto i miei occhi formando un arcobaleno. E c’è anche chi intavola un discorso serio e attuale da cui non puoi esimerti e partecipi al confronto. Ascolto, mi giro, gli occhi incrociano quelli degli altri. Sul lettino di fronte a me una ragazza legge Anna Karenina di Lev Tolstoj. Ogni tanto osserva il mio sorriso e capisce che l’ho letto. Non è vero che non si ha il tempo di leggere. Quando un libro ci conquista, lo troviamo. Ci sono poi i tipi frenetici, che non stanno fermi un attimo e hanno sempre da dire: la sabbia scotta, il caffè è dolce, l’acqua è calda, il mare è uno schifo, il cornetto è una colla, il costume fa le pieghe, il capello si è smosso… Insopportabili! Ma ci sono anche i bradipi a mo’ di stola sparsi ovunque che per smuoverli ce ne vuole. Affogano nei lettini, con giornali davanti sgualciti, e quando finalmente arrivano in acqua, prima di muoversi, assumono l’espressione di chi ce l’ha fatta a portare a termine il pellegrinaggio. E poi incontri sempre l’amica, i colleghi, gli amici d’infanzia e quelli che, pur conoscendoti, fanno finta di niente. Meglio osservare la natura, l’alta e la bassa marea, i pesci che vedi a pelo d’acqua, il panorama intorno, i bambini sul bagnasciuga. Li avete mai osservati come si adoperano a scavare, riempire, togliere sassi o sabbia, costruire. In quei movimenti si legge il loro carattere, la tenacia, come stessero facendo un lavoro. Lo diceva anche Froebel. Dovremmo osservarli più spesso, capiremmo meglio di noi. E non posso immaginare di andare a mare senza il tintinnio delle palette e secchielli, formine varie, canottini e lettini che arrivano in spiaggia con i bambini, compresi i loro capricci.

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