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domenica 17 novembre 2019

Fornacelle

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Fornacelle è un borgo di Vico Equense che si incontra sulla strada Raffaele Bosco, salendo da Seiano verso Pacognano. Questi paesi addossati alle colline assumono, vedendoli dall’alto, la forma di un serpente che si chiude a spira. Le case affacciano sulla via principale lasciandoci immaginare gli interni per come sono situate. Man mano che si sale, i muri di pietra ai lati e i muretti di cinta segnano le terre al loro interno. Fornacelle è un grazioso casale a misura di uomo con tutto quello di cui si ha bisogno per una vita tranquilla e serena di come non accade più di vivere oggi. Il silenzio da queste parti è veramente fuori luogo, ma così benefico. La piccola piazza, davanti alla chiesa di San Pietro e Paolo, fulcro del borgo, raccoglie gli abitanti negli incontri e durante le feste. La chiesa è posta su un incrocio di strade: quello che giunge da Arola e Pacognano e arriva in piazza passando sotto l’arco del campanile, e l’altra sulla destra, tra la chiesa e la confraternita, che porta ad Alberi. Molto caratteristico il campanile col suo orologio rifinito di maioliche e la copertura in rame su base quadrata. All’interno un prezioso dipinto che raffigura la Madonna tra San Pietro e San Paolo. L’esistenza della Chiesa risale al 1499 così come riportano i documenti notarili e fu ricostruita sia nella seconda metà del ‘500 che del ‘700. L’ultimo restauro ha interessato gli interni tra navata e cappelle e l’esterno con facciata e cupola. Fornacelle mi ricorda i miei inverni da bambina quando andavamo dagli zii che abitavano da quelle parti e mia nonna mi imbacuccava come un’esquimese. Allora pensavo si chiamasse così per via delle fornaci delle cucine sempre accese per il freddo e per preparare tante bontà.
 
La casa dei parenti era sulla strada e arrivati lì, restavamo in casa e non si usciva più. Ricordo l’ospitalità e i prodotti genuini, il caldo del camino e le risate di tutti noi intorno al tavolo. Per lungo tempo Fornacelle è rimasto questo per me. Poi visitandola durante le stagioni, in primavera ed estate, ma anche in autunno, ho notato che i colori che indossa in questi periodi la rendono magica, come se si trasformasse in un piccolo Olimpo da cui sporgersi. Un borgo come un nido ben attrezzato su un albero, costruito con cura, fatto di verde, di aria, di panorama e tradizioni. Attraversarla ci riporta alle piccole cose, la semplicità della vita, il ciclo delle stagioni e degli uomini. Fornacelle non è solo la piazza con la Chiesa, l’Oratorio, la pinacoteca e il bel orologio. E’ il luogo di chi ci vive e ci lavora e chi lo attraversa, è di chi se ne innamora e di chi va alla ricerca del passato come andare per Cappelle e trovarci quella sconsacrata di San Giovanni Battista a Matignano, è quella del barista e dell’autista che ogni giorno ci transita col pullman, col bello e cattivo tempo e impara a districarsi tra i tornanti e i semafori. E’ quella della vista stupenda che dà l’idea del paradiso e quella del contadino che trae il possibile dal suo orto o dell’operatore turistico che porta il luogo sulle sue brochure per indicare un posto fuori da ogni coordinata eppur esistente. Un luogo è tanto importante quanto più nel tempo si identifica solo con se stesso, porta con sé una storia e delle tradizioni sempre vive.

Il disegno nel collage di foto è tratto dal libro 13 Chiese Casali territorio Arte Territorio Fede degli architetti Luigi Vanacore, Catello Arpino e del sacerdote Domenico Leonetti

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