venerdì 17 aprile 2020

Quando il troppo storpia. I numeri ai tempi del Covid usati come “mascherina” dell’inefficienza

di Angelo Castellano 

Vico Equense - Quando viene data una enorme quantità di numeri con tabelle e grafici coloratissimi ci si trova travolti da una miriade di informazioni che spesso non si riescono a capire e paradossalmente si ottiene il risultato opposto, si crea disinformazione e ancora peggio confusione. In questo periodo poi tutti sono protagonisti: il governo fa il suo emanando decreti e provvedimenti, le regioni che hanno ereditato la sanità integrano le disposizioni del governo e in piena autonomia lanciano loro ordinanze con provvedimenti più o meno restrittivi di quelli governativi, a seconda della fascia caratteriale di appartenenza del governatore di turno. In tal senso meritano una menzione particolare gli “sceriffi” e cioè quelli che digrignano i denti e che non mollano mai la presa; poi ci sono “gli urlatori” che sono quelli che si fanno riprendere quando fanno le cazziate all’imbranato e decerebrato di turno beccato mentre sta violando una norma; e poi ci sono i “cazzari” di destra, di sinistra e di centro, cioè quelli che dicono una cosa e dopo un minuto si rimangiano tutto. Sono quelli più pericolosi e incompetenti, ma sono anche i più amati dai media, fanno notizia e sono sempre in prima pagina. Per tornare al punto, infine ci sono i comuni, piccoli e grandi, con i sindaci, quasi tutti fagocitati dai rispettivi governatori, sempre in prima linea. Essi hanno il compito, loro malgrado, di ascoltare, e rassicurare i loro concittadini, avendo per lo più pochi strumenti a disposizione, con una autonomia economica limitata, spesso usata come scudo della loro inefficienza. Anche per loro valgono le fasce caratteriali usate per i governatori. Ma ad essi aggiungerei un’altra categoria: quella dei “dormienti che vanno a traino”, di cui risparmio la descrizione in quanto sufficientemente esaustiva nel titolo.
 
Dimenticavo, poi ci sono gli esperti che vanno da quelli governativi a quelli che parlano dall’estero, quelli che sono in esilio o sono stati costretti a scappare, quelli universitari, quelli televisivi e via via fino a scovare quelli che su internet fanno articoli molto interessanti e specialistici che fanno da preludio ai catastrofici, agli ambientalisti, ai filo governativi del nord, del centro e del sud. In tutta questa storia, in questa complicata e articolata organizzazione, sia chiaro necessaria in democrazia, s’inserisce a gamba tesa, specialmente in Italia, quella che potrebbe definirsi la “burocrazia dell’inefficienza” che regola la vita di noi tutti e che diventa la reale ed indiscussa protagonista determinando, a seconda dei casi, il successo o il fallimento di una proposta e di un provvedimento. Dunque, il risultato che si ottiene, il più delle volte, è perdere di vista la cosa più importante e cioè lo scopo, la finalità, il destinatario; ancora meglio si perde di vista l’obiettivo che ci si era prefissi di perseguire. E quindi i tanto decantati buoni propositi vengono privati della loro essenza in nome di una ipotetica e paventata trasparenza, efficienza, imparzialità di giudizio e di azioni, che per il vero spesso mascherano una grossolana inefficienza, celando artatamente le reali volontà che s’intendevano effettivamente perseguire. Allora sarebbe il caso di fare tutti un passo importante: pensare prima di parlare. In questo senso scrivere aiuta molto, alzare il livello, approfondire, appassionarsi alle cose, diventarne padroni e competenti, non fermarsi ai titoli ma leggere e studiare ciò che ci appassiona. In una parola fare la differenza senza egoismi e protagonismi di genere.

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