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venerdì 31 maggio 2024

Moiano. "Nel mezzo del tempo" presentato al Centro Anziani Papa Francesco

Vico Equense - Ieri pomeriggio Filomena Baratto è stata ospite del “Centro Anziani Papa Francesco” di Moiano, guidato da Salvatore Buonocore. Moiano è situato a più di 500 metri di altezza sul livello del mare e a pochi chilometri dal monte Faito. Un luogo tranquillo, con panorami spettacolari, frescura d’estate e brezze in primavera. Il fulcro del paese è la chiesa di San Renato in piazza Scanna. Chi arriva qui, perde il ritmo serrato della vita di città per un altro più lento dettato dalla pace del luogo e dai panorami unici tra la montagna e il mare. Si scopre ancora la vita da bar, il piacere di una passeggiata inerpicandosi per le stradine del borgo, i giochi di luce tra i colori delle case e le ombre in base alle ore della giornata. Sembra un luogo d’altri tempi, quando tutto scorreva con priorità diverse e non ci si lasciava attanagliare dall’ansia della vita moderna. L’autrice è intervenuta per parlare dei luoghi del territorio vicano descritti nel suo romanzo “Nel mezzo del tempo”, di qualche anno fa. Narra la storia di tre donne di una stessa famiglia: mamma, figlia e zia, tre perfette sconosciute tra loro, e ciascuna nasconde un segreto. Il personaggio di zia Felicina emerge tra gli altri per personalità, modi di agire, un po’ sopra le righe, ironica, saggia. I luoghi, i fatti e le persone all’interno del romanzo scorrono in stretto rapporto tra loro. L’autrice cala i personaggi in posti che conosce così bene che non si fa fatica a capire quanto lei stessa li abbia vissuti. I luoghi menzionati sono Santa Maria del Castello, il Sentiero degli Dei, la Sperlonga, le marine, il borgo San Salvatore, Massaquano, Bonea, e ancora Ticciano, Preazzano, Arola, Seiano, Montechiaro… Moiano è un punto di incontro tra le varie parti e ricco di attrazioni, non da ultimo per una posizione privilegiata. L’autrice ha parlato dei fatti della sua infanzia, dei suoi libri, l’amore per la scrittura, il modo migliore per esprimersi ordinando la vita e riflettendo sull’evolversi dei fatti, oltre alla sua passione per la letteratura e lo studio.

 

Si scopre, poi parlando, di persone che ricordano gli eventi da lei raccontati, in un confronto intenso e piacevole. Accennando a Felicina, il personaggio più intrigante della storia, sembrava di stare a parlare di una parente lontana vissuta da quelle parti. L’unico personaggio reale del romanzo. I temi affrontati, tutti importanti, come la condizione della donna, l’educazione dei figli, il significato di comunità, i cambiamenti nel tempo dei posti e delle persone che vi abitano, come ritornare ai valori veri della vita. Tanto è bastato per entrare nel vivo della discussione e condividere esperienze, fatti, storie, pezzi di vita ormai dimenticati. La platea calorosa e accogliente che ama confrontarsi e ascoltare ma anche ricevere indicazioni e squarciare un po’ quella solitudine che rappresenta la condizione di ciascuno di noi, che pur vivendo nel chiasso della vita, è sempre e solo con se stesso a fare i conti. Emerge l’importanza dell’ascolto come terapia per comprendere se stessi e gli altri. Il discorso ha poi abbracciato i figli e il loro bisogno di ricevere educazione. Voler bene non è accontentarli in ogni modo, ma renderli autonomi nel pensiero insegnando loro a ragionare, usando l’intelligenza umana e non i suoi surrogati che tra poco tolgono anche la parola. La serata, andata oltre il tempo previsto, è finita con la promessa di incontrarsi di nuovo. Salvatore Buonocore dimostra ancora una volta di fare centro con le sue iniziative sociali volte soprattutto verso i più fragili.

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