di Emanuele Imperiali - Il Corriere del Mezzogiorno
L'inflazione abbassa la testa in Europa e in gran parte d'Italia. Ma non in Campania dove il costo della vita si muove in contro tendenza. Un aumento dell'1,9%, secondo l'Istat, a fine marzo di quest'anno. E Napoli tra le grandi aree metropolitane fa ancora peggio, +2,5% registra l'Istituto di Statistica, in buona, anzi in pessima compagnia, con la turistica Rimini. Giustamente Paolo Grassi, sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, lo segnala dall'inizio del 2024, da quando il trend ascensionale del costo della vita nel capoluogo e nell'intera regione non si è più fermato né invertito. L'aspetto che colpisce maggiormente è che Napoli non è certo la città più ricca d'Italia, tutt'altro, e nell'ultimo periodo è anche quella maggiormente colpita dall'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, come denunzia Assoutenti. Ora, certamente il carrello della spesa influisce non poco sui tassi d'inflazione, ma, c'è da chiedersi, come mai non accade nelle altre grandi città italiane? È mai possibile che a Milano abbia effetti meno penalizzanti che nel capoluogo campano? Indubbiamente il prezzo della benzina, e più in generale dei carburanti, sta aumentando, complici le troppe guerre in giro per il mondo. Ma anche in questo caso non è riscontrabile una specificità locale.