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sabato 29 novembre 2025

Vico Equense. L'obbligo morale delle dimissioni, quando il Presidente del Consiglio comunale assume posizioni politiche diametralmente opposte a quelle del Sindaco e della Giunta

Vico Equense - Nel vocabolario della politica moderna, l'espressione "obbligo morale di dimettersi" ricorre spesso nei momenti di crisi, quando la mera applicazione della legge non basta a ricomporre le fratture createsi all'interno delle istituzioni. Non si tratta di un obbligo giuridicamente sanzionabile, ma di un potente imperativo etico che misura il senso di responsabilità e l'attaccamento al bene pubblico di un amministratore. In Italia, il sistema degli enti locali è retto da norme che definiscono i ruoli e le procedure. Se il Testo Unico degli Enti Locali stabilisce i requisiti legali per l'elezione e la revoca degli amministratori, resta un'ampia zona grigia in cui la tenuta di una carica è demandata a valutazioni di opportunità politica e lealtà istituzionale. Il caso emblematico è quello del Presidente del Consiglio Comunale. Questa figura, pur essendo espressione della maggioranza politica che ha vinto le elezioni, è chiamata a svolgere un ruolo super partes, garantendo il funzionamento democratico dell'assise, i diritti delle minoranze e l'imparzialità nella gestione dei lavori. Quando un Presidente del Consiglio assume posizioni politiche diametralmente opposte a quelle del Sindaco e della Giunta, o rilascia esternazioni pubbliche che minano la stabilità della maggioranza che lo ha eletto, si crea un cortocircuito istituzionale. La sua azione non è più quella di un moderatore, ma di un oppositore interno. In questi casi, la politica si interroga sull'"obbligo morale" delle dimissioni. La morale politica suggerisce che chi non condivide più l'indirizzo della coalizione che lo ha portato alla carica debba, per coerenza e rispetto del mandato popolare originale, fare un passo indietro.

 

Mantenere la poltrona significherebbe anteporre un interesse personale o di fazione alla stabilità dell'ente, trasformando un ruolo di garanzia in un centro di potere conflittuale. La maggioranza può tentare la strada della revoca, prevista dagli Statuti comunali per "gravi violazioni" del ruolo, ma è una procedura complessa e politicamente rischiosa, che può destabilizzare l'intera amministrazione. L'"obbligo morale", al contrario, è un gesto volontario. È l'assunzione di responsabilità che evita la paralisi istituzionale. Nella politica contemporanea, dove spesso prevale l'attaccamento alla carica sull'etica pubblica, il richiamo all'obbligo morale diventa un faro per distinguere chi fa politica per servire la comunità da chi la fa per mero esercizio del potere. In conclusione, se la legge definisce il perimetro dell'agire legale, l'etica definisce il perimetro dell'agire giusto. E in una situazione di palese e insanabile conflitto, l'obbligo morale di dimettersi resta un pilastro fondamentale per la credibilità e la dignità delle istituzioni democratiche.

1 commento:

  1. Nell'articolo è correttamente indicato che il Presidente del Consiglio Comunale è una figura di garanzia. Se ciò è vero, così come è accaduto in passato per Presidente della Camera o del Senato, può e deve prendere posizioni diverse rispetto all'organo di governo, a tutela dell'intero Consiglio. Questo in via teorica, non sapendo cosa realmente è accaduto.

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