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domenica 25 maggio 2008

Gabriele accusa la polizia: tentato omicidio

Ieri, a Chiaiano, poteva essere il giorno del lutto. Due ragazzi, pressati dalla calca davanti alla violenta carica della polizia, sono precipitati da un muretto sul viale d'accesso a Poggio Vallesana e sono atterrati sei metri più sotto. «Erano saliti lì sopra per ripararsi dai colpi della celere e sono stati spinti giù dagli agenti», giura Luisa Di Gioia, una signora che dalla finestra del bagno della casa dove abita racconta di aver assistito alla scena. E l'assessore regionale Corrado Gabriele chiede «l'apertura di un'inchiesta nei confronti delle forze dell'ordine per tentato omicidio». Gli scontri alle 11. La scintilla quando i dipendenti dell'Azienda napoletana mobilità provano a portar via l'autobus che venerdì i manifestanti avevano messo di traverso sulla carreggiata, a mo' di barricata, pochi metri oltre piazza Rosa dei Venti. «Un ispettore di polizia ci ha chiesto di fare spazio ai tecnici dell'Anm», riferisce Mario Mele, 47 anni, assessore alle Politiche sociali del Comune di Marano. «A mani alzate, abbiamo cercato di impedire che passassero. E' partita la carica, violentissima». I più lesti indietreggiano. Altri — donne, anziani, bambini per lo più - — si addossano pericolosamente al muretto di Poggio Vallesana. Tanti rimediano botte e manganellate. Quelle che lasciano segni vistosi sulla schiena e sul fianco di Marco Carboni, 21 anni, fisico esile di ragazzino e maglietta rossa. Alla tempia un cerotto copre due punti di sutura. Giura che le forze dell'ordine ieri hanno perso la testa. La Questura è di opinione opposta: «Gli agenti sono stati aggrediti dai manifestanti, i quali hanno gettato anche bombe carta e bottiglie molotov. Almeno 10 agenti sono rimasti feriti o contusi». Rimosso il bus, alle 11,30 le forze dell'ordine si spostano alcuni metri più dietro, oltre la piazza, mentre i manifestanti erigono una barricata di cassonetti intrecciati con flo spinato. Rimbalzano voci e ipotesi, compresa quella secondo cui, a causa delle manganellate riportate venerdì sera, una signora all'ottavo mese di gravidanza avrebbe perso il bambino. Smentiscono gli ospedali napoletani. Rilancia Franco Specchio, ex consigliere regionale dei Comunisti italiani: «E' la figlia di un dipendente del Cardarelli». Il pomeriggio del sabato nero di Chiaiano si apre con la calata di Alessandra Mussolini. Piomba alle 15,30 in una piazza arroventata dal sole, che diventa un'arena. Chi applaude, la invoca e chiede che li salvi; chi la insulta, la contesta, l'accusa di sciacallaggio e le rinfaccia la militanza con Berlusconi, che ha varato il decreto sulle discariche. Lei, con gesto teatrale che forse sarebbe piaciuto a zia Sophia Loren, telefona al capo della polizia Manganelli per perorare la causa dei tre fermati dopo gli scontri di ieri. Saranno in effetti scarcerati. Intanto, sono ormai le sei, partono dalla metropolitana in corteo 5000 persone: gente al suo primo corteo, centri sociali, disoccupati, l'ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone, ma anche il giudice Nicola Quatrano. Dicono no alla discarica e chiedono un ciclo di gestione dei rifiuti degno di un paese civile: riduzione, riciclaggio, trattamento a freddo. Sfila anche, col braccio ingessato, la bambina ferita negli scontri di venerdì sera. Al suo fianco il fratellino di 15 mesi e la madre, che dice: «Ecco come ci ha trattato lo Stato». Il ministro Roberto Maroni non può ascoltarla. Alle agenzie, da Roma, detta: «A Chiaiano aggressioni ingiustificate contro le forze dell'ordine». (Fabrizio Geremicca da il Corriere del Mezzogiorno)

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