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sabato 28 novembre 2009

La sconfitta della politica

Caro direttore, è davvero desolante che questa regione non abbia nessuna candidatura naturale per la carica di governatore a pochi mesi dalle elezioni. Una società normale, fatta da una classe politica mediamente capace, dotata di una classe dirigente riconosciuta e animata da una vera «società civile», dovrebbe esprimere dei possibili candidati in modo del tutto conseguente, naturale, obiettivamente riconosciuti come possibili guide di un amministrazione così importante. In Campania così non è. Esiste un vero e proprio vuoto da colmare con complesse mediazioni lasciate ai soliti apparati. Tocca riconoscere, paradossalmente per chi è stato più che critico nei confronti degli ultimi quindici anni di amministrazione del centrosinistra a Napoli e in Campania, che l’unico candidato naturale a questo punto rimane veramente Antonio Bassolino, al di là delle sue intenzioni. È un fatto inconfutabile. Ed è la sconfitta della politica e di tutti gli attori che dovrebbero essere gli interpreti dell’esercizio democratico in un territorio così vasto e importante, dai partiti alle organizzazioni sindacali, dalla confindustria alle associazioni di cittadini. Quella che viene definita «società civile», con un termine brutto, abusato e insignificante oramai, è evanescente. Praticamente non esiste. Quel poco che cerca di proporsi e di organizzare una partecipazione attiva ottiene sempre risultati irrisori (generalmente il 2% dei consensi negli appuntamenti elettorali). Sempre che esista una «società civile» veramente e sinceramente interessata a cambiare nella direzione di una partecipazione attiva dei cittadini, intenzionata veramente a portare trasparenza nell’esercizio della politica, convinta di superare cattive abitudini e oscuri meccanismi nell’esercizio del potere. Animata inizialmente dai migliori propositi, persino quella piccola parte di cittadini che immaginano di «cambiare le cose» finiscono velocemente col farsi tentare dagli intrighi di palazzo, dagli inciuci nei partiti, dall’idea di una politica fatta di due livelli, uno pubblico e uno riservato ai pochi eletti, fatto di notizie segrete, di accordi sottobanco, di lotte intestine per grandi o piccoli, talvolta piccolissimi, posti di «potere». Diventa così deprimente vedere molti di questi presunti rappresentanti della «diversità» e del «nuovo» affannarsi nella ricerca di riconoscimenti non tanto dai cittadini quanto da quegli stessi personaggi che dicono di voler combattere. Nella disperata ricerca di un riconoscimento formale nascosto dietro una finta opposizione di idee e di visione di insieme, finiscono non solo per rendere inutili (talvolta ridicoli) i loro sforzi. Si costruiscono una posizione nuovamente subalterna. Riescono a perseguire due danni insieme: legittimano ulteriormente un ceto politico che ha provocato disastri e sfiduciano completamente e definitivamente quelli che speravano nella possibilità di cambiare i partiti, le istituzioni, la cattiva politica. Per tanti cittadini non resta altro che un sentimento di estraneità, di sconfitta e di desolante isolamento. (di Roberto Vallefuoco lettere al Direttore del Corriere del Mezzogiorno)

1 commento:

  1. Dove stanno tutti quei loquaci commentatori di sinistra?
    Come mai nessun commento di professoroni o professorini?
    Come mai restano muti i loquaci censori del centrodestra?

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