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venerdì 25 dicembre 2009

La storia dell'inciucio

''Non ho mai elogiato l'inciucio. E' tecnicamente falso''. A parlare, intervistato dall'Unità, è Massimo D'Alema, che torna su un'affermazione che il quotidiano Repubblica gli ha attribuito nei giorni scorsi e che contesta. Il tema è quello delle riforme. ''E' stata la giornalista che mi intervistava ad usare quel termine. E' chiaro che se la giornalista non avesse usato la parole 'inciucio' questa polemica non sarebbe mai nata''. Chiarito questo, il termine è entrato nel gergo della politica italiana in seguito all'uso che ne fece il giornalista Mino Fuccillo, in un'intervista proprio a D'Alema per il quotidiano la Repubblica, il 28 ottobre 1995. Da allora, "inciucio" è divenuto un termine comune per riferirsi ad un accordo informale fra forze politiche di ideologie contrapposte che mette in atto un do ut des o addirittura una vera e propria spartizione del potere. Nel caso italiano, un tacito patto di non-belligeranza sarebbe stato stipulato, secondo alcuni giornalisti, tra Massimo D'Alema, presidente dei Democratici di Sinistra, allora ancora segretario, e Silvio Berlusconi, durante una cena a casa di Gianni Letta, il cd. "patto della crostata" (in riferimento al dolce preparato per quell'occasione dalla signora Letta). Secondo questa versione, D'Alema si sarebbe impegnato a non fare andare in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive: a tale fine si sarebbe prestato l'allora presidente della ottava Commissione permanente del Senato, Claudio Petruccioli, non calendarizzando l'esame degli articoli del disegno di legge n. 1138 per tutta la XIII legislatura. Tale legge infatti avrebbe costretto il gruppo Mediaset a vendere una delle proprie reti (in tal caso avrebbe scelto probabilmente la meno importante, Rete 4). Inoltre, in quel periodo, Mediaset era in procinto di quotarsi in borsa, e una legge di quel calibro avrebbe fatto colare a picco il valore delle azioni. L'eventuale prezzo che l'altro contraente (Silvio Berlusconi) avrebbe promesso come merce di scambio, non è noto. D'Alema bollò come "inciuci" (cioè pettegolezzi privi di fondamento) tali affermazioni. A causa probabilmente della scarsa conoscenza dei dialetti meridionali da parte dell'intervistatore, al termine fu attribuito un significato distorto, che è poi quello per il quale oggi viene più frequentemente utilizzato.

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