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domenica 25 luglio 2010

Nel Golfo una chiazza-mostro: è mucillagine

Provincia di Napoli - Una lunga scia di schiuma giallastra soffoca la costa del golfo partenopeo, dalla punta della Campanella ai limiti del Granatello e di San Giovanni a Teduccio. Chilometri di massa inquinante, alla deriva per gli effetti delle deboli correnti stagionali, da un capo all’altro delle località balneari. Mucillagine, nessuna sostanza tossica. Soltanto abnormi fioriture algali, dicono gli esperti, micidiali però per la salute del mare e gli equilibri del già precario movimento turistico regionale. Anche perché il continuo passaggio di aliscafi, catamarani, navi da crociera, frullando con le eliche i filamenti sospesi in superficie, contribuisce ad accentuare i toni del disastro, ogni giorno registrati nei diversi tratti della costa orientale, ma anche sull’opposta sponda occidentale, da Cuma alle insenature della penisola flegrea. Un’altra stagione maledetta, insomma, per l’industria dei bagni in Campania. Dopo la crisi (mai definitivamente risolta) del depuratore di Cuma, nuove preoccupazioni per i turisti che affollano le spiagge. Nessun allarme per la salute, ripetiamo. Ma è impossibile tuffarsi nelle acque non più azzurre delle nostre località costiere in presenza di un fenomeno tanto devastante. Qualche giorno di tregua, di volta in volta su questo o quel tratto della costa, poi la barriera asfissiante di mucillagine ricompare, sospinta dal gioco imprevedibile delle correnti. E per chi non ha la possibilità di spostarsi verso il largo la beffa di dover rinunciare a un bagno refrigerante, senza poter neppure controllare i movimenti della marea schiumosa. Ma cosa sta accadendo nel golfo napoletano, un tempo cartolina di paradiso ambientale famoso in tutto il mondo? Quando finirà il processo di progressivo degrado che sta uccidendo il nostro mare? In quali rimedi possiamo ancora sperare? Le risposte dovrebbero arrivare dall’intensa ricerca che in questi giorni sta effettuando una équipe della Stazione Zoologica Anton Dohrn guidata dal professor Enzo Saggiomo, responsabile del settore Ecologia Costiera. Sicuramente il clima torrido avrà accentuato le dimensioni del fenomeno, ma non c’è alcun dubbio che all’origine dell’insolita fioritura algale vi siano cause ben precise. Da escludere, per il momento, il sospetto di scarichi abusivi, magari di detersivi o di sostanze chimiche inquinanti. Sta di fatto, però, che il cattivo funzionamento degli impianti di depurazione complica sensibilmente le cose. Non si spiega altrimenti il continuo riciclaggio della marea giallastra, che puntualmente ricompare sulla costa dopo pochi giorni di tregua e di mare azzurro. Notevoli i danni anche per la pesca, colpita da una crisi che appare sempre più irreversibile. Salpando i tramagli o le reti di circuizione, spesso arriva l’amara sorpresa della mucillagine, che paralizza gli effetti degli attrezzi. Molto pesce di stagione, inoltre sempre più emigra verso il largo. Centinaia di prelievi sono stati effettuati nei tratti nevralgici del litorale, dalla costa di Portici e Torre del Greco, al parco della Campanella, fra Pozzuoli e Capo Miseno, soprattutto negli ampi spazi più vicini alle foci dei laghi e dei fiumi e al mega-depuratore di Cuma. I campioni saranno analizzati nelle prossime ore per cercare di capire se all’origine del fenomeno esistano responsabilità precise. Una cosa è certa: dalla spirale nauseabonda di schiuma si potrà uscire soltanto con l’arrivo delle prime tempeste e del freddo. Quando ormai la stagione del turismo balneare sarà alle spalle. (Franco Mancusi il Mattino)

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