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venerdì 30 settembre 2011

Sei consigliere regionale e inquisito? In Campania non perdi lo stipendio

Nuova norma che salva la Casta in caso di indagini. Il Consiglio si costituisce parte civile nei confronti di un proprio esponente condannato per camorra, ma gli lascia poltrona e salario

Fonte: Vincenzo Iurillo da il Fatto Quotidiano

Legalità a intermittenza in Regione Campania. Si accende e si spegne nello spazio di un secondo. Luce accesa: il consiglio regionale si costituisce parte civile nei confronti di un proprio esponente condannato per camorra. Luce spenta: nell’ambito della stessa delibera, il parlamentino campano stabilisce che quel politico continuerà a percepire un lauto stipendio pubblico. E alla fine restano principalmente le ombre di un provvedimento che evita di calcare la mano nei confronti di del consigliere di maggioranza Roberto Conte, ex Verde, ex Margherita e Pd, eletto nel 2010 in una lista alleata del Pdl, condannato per camorra con sentenza non definitiva a due anni e otto mesi per aver stretto un patto di scambio politico-mafioso col clan di Giuseppe Misso, egemone nel quartiere Sanità. La condanna arrivò nel giugno di due anni fa al termine di un processo condotto dal pm della Dda Giuseppe Narducci, oggi assessore alla Legalità nella giunta arancione di Luigi de Magistris. Conte, peraltro inquisito anche in altre inchieste per reati contro la pubblica amministrazione, oltre alla retribuzione conserverà la speranza di ritornare in carica se il processo d’Appello dovesse ribaltare la pronuncia di primo grado.


Stipendio al sicuro pure per Alberico Gambino (Pdl), consigliere regionale fresco di sospensione dalla carica per un’inchiesta: arrestato a luglio, dopo qualche settimana nel carcere di Fuorni è ai domiciliari nella sua casa in costiera amalfitana con l’accusa di essere il capo di un cartello criminale che ha soggiogato la vita politico-amministrativa del Comune di Pagani (Salerno), del quale è stato a lungo sindaco. Gambino era appena uscito da un lungo periodo di sospensione conseguente a una condanna non definitiva per peculato: la Cassazione ha ordinato la ripetizione del secondo grado di giudizio, trasferendone la competenza da Salerno a Napoli. Il Consiglio regionale della Campania ha approvato un provvedimento per (ri)sospendere di fatto dalla carica Conte, nonostante un decreto di qualche mese fa del governo Berlusconi ne avesse disposto il reintegro. La proposta di legge, che consente all’istituzione di costituirsi parte civile nelle vicende giudiziarie che riguardano Conte, facendo così scattare una nuova sospensione, è stata presentata dai consiglieri Sergio Nappi e Angelo Marino di “Noi Sud”, ed è stata poi sottoscritta anche da altri consiglieri. Ma per il Pd non era abbastanza. Il loro capogruppo Giuseppe Russo ha presentato un emendamento per abolire il 50% dell’indennità che la legge campana attualmente prevede a favore di chi si trova nell’incresciosa situazione di essere sospeso a causa di problemi di natura penale. Il consigliere sospeso riceve poco più di 5000 euro lordi al mese. Va aggiunto che al posto di chi perde temporaneamente la poltrona, si insedia il primo dei non eletti nella lista. Che viene retribuito per intero, circa 11.000 euro lordi. E conserva il diritto a mantenere le somme percepite anche dopo l’eventuale reintegro del politico congelato. “E’ un’indennità di funzione, non di carica – ha protestato Russo – non possiamo continuare ad elargire alcun compenso o percentuale di compenso quando la funzione non viene esercitata. Il Consiglio regionale della Lombardia nel 1995 produsse un disegno di legge che ridusse del 90% l’indennità ai consiglieri sospesi. Noi del gruppo Pd abbiamo provato a presentare un analogo provvedimento. Il centrodestra campano salva invece la retribuzione dei consiglieri Conte e Gambino illudendosi poi di nascondere il dito dietro il voto segreto, dimenticandosi di aver dichiarato la propria contrarietà all’emendamento da noi presentato. Misteri della politica”. Sì, perché l’emendamento del Pd è stato sonoramente bocciato in aula. Con le conseguenze del caso: la spesa aumenta e secondo Russo “si configura un danno erariale per l’ente. Alla faccia del rigore”. Ne saranno contente le tasche di Conte, che peraltro ha sempre proclamato la propria innocenza e si dice sicuro di dimostrarla nei successivi gradi di giudizio. Ma secondo il Gup Luigi Giordano il patto Conte-Misso deteminò “una concreta lesione della libertà di voto” nelle elezioni regionali del 2000. Quando venne eletto nei Verdi, alleati di Antonio Bassolino.

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