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domenica 28 agosto 2016

Paolo Caiazzo conclude la rassegna “Serate al Chiostro” nel segno della solidarietà ai terremotati

Paolo Caiazzo
di Claudia Esposito 

Vico Equense - “E che t'aggia dicere, e che te pozz dicere, e che to dic a fa”. No, non è solo uno dei tormentoni di Paolo Caiazzo, alias Tonino Cardamone di “Made in sud”. Che lo si dice a fare che quella di ieri sera non è stata e non poteva essere una “Serata al Chiostro” come le precedenti e non soltanto perché appuntamento conclusivo della rassegna estiva organizzata dall’associazione culturale “Teatro mio” in collaborazione con l’amministrazione comunale, l’Azienda di soggiorno e la Uilt, Unione italiana libero teatro. Non poteva essere una serata tutta risate nel giorno in cui la Nazione intera era listata a lutto per la tragedia del terremoto nel centro Italia. Non è stato facile per il comico salire sul palco dopo il minuto di silenzio. Non è stato facile per il pubblico lasciarsi andare sulle prime alle battute di Caiazzo, quasi sentendosi colpevoli quando negli occhi e nel cuore scorrono solo immagini di morti, drammi e macerie. A salire sul palco all’inizio è stato il sindaco Andrea Buonocore: “Lo strazio e la morte sono sotto gli occhi di tutti. Il terremoto del Centro Italia ha mosso una macchina umanitaria imponente dove si vede la generosità di tutta Italia e anche quella dei vicani che per certe esperienze ci sono già passati. Sui social – continua Buonocore - si rincorrono voci fuorvianti che dicono che non c’è bisogno di aiuti. Non è vero, e lo diciamo con certezza visto che si siamo mossi lungo i canali ufficiali facendoci accreditare dalla Protezione civile. Oltre le iniziative predisposte dall’amministrazione, un plauso va anche all’Associazione Teatro Mio che per stasera ha rinunciato ai diritti di prevendita e predisposto delle cassette per offerte libere all’uscita.
 
Questi soldi, insieme ai proventi della vendita delle begonie solidali, saranno consegnati lunedì da una delegazione del Comune nelle mani dell’amministrazione delle zone terremotate”. “Grazie all’iniziativa e alla tenacia di Teatro Mio – aggiunge il direttore artistico Bruno Alvino – abbiamo riaperto dopo due anni il Chiostro della SS. Trinità. Il programma della rassegna “Serate al Chiostro” si conclude stasera dopo averci regalato ampie soddisfazioni. Abbiamo registrato ogni volta il tutto esaurito sia con gli spettacoli teatrali, che nelle serata di musica e comicità ospitando nomi come Simone Schettino, “I Ditelo Voi” e stasera Paolo Caiazzo. Vi invitiamo – conclude Bruno – a seguirci anche in autunno quando partirà la nostra rassegna teatrale”. Dopo il minuto di silenzio proposto dal primo cittadino e uno stacco voluto di proposito dall’artista per far decantare la commozione, inizia lo spettacolo. Chi si aspetta il repertorio di Tonino Cardamone a cui è abituato in tv deve subito ricredersi. Paolo Caiazzo, scherzando, lo puntualizza subito dal palco: “Lo spettacolo è mio e ci metto quello che voglio io”. Non a caso lo show si chiama “Non mi chiamo Tonino”. Paolo racconta se stesso in chiave comica, della sua infanzia, della sua gioventù, dei suoi inizi lavorativi sulle reti regionali, delle sue passioni, fino ad arrivare all’oggi, ai giovani moderni alle prese con le ossessioni del terzo millennio tra selfie e smartphone. Come nel suo stile, le battute celano spunti di riflessione amari tra camorra, Terra dei fuochi, tangenti, il potenziale diseducativo di alcune fiction odierne che danno un’immagine distorta dei napoletani. Gente del Sud a cui lui rivendica con forza e con orgoglio di appartenere visti i natali a San Giorgio a Cremano. Quello stesso Sud che poteva essere il Nord come racconta lui stesso in un celebre monologo sull’Unità d’Italia che non ripropone al pubblico per scelta visto che è troppo conosciuto e lui non vuole essere scontato. Grazie alla sua ironia pungente, il pubblico, dopo l’iniziale retrosia, riesce a ridere fino alle lacrime anche delle negatività. Solo alla fine arriva lui, il tanto atteso Tonino Cardamone, personaggio notissimo al grande pubblico grazie al programma tv “Made in sud”. Un alter ego che trae linfa e continui spunti di riflessione da vizi e nevrosi della terza età. Basta la famosa giacca marrone e l’ancor più celebre berretto di lana a righe e la trasformazione è compiuta. “Questo cappellino di lana – spiega Caiazzo mostrandolo dal palco – l’ho pagato solo 5 euro ma è stato il mio jackpot al Superenalotto”. Il pubblico, che ha atteso con trepidazione la comparsa del beniamino tv, segue Caiazzo/Cardamone nei suoi tormentoni cult, da “E che t'aggia dicere, e che te pozz dicere, e che to dic a fa” a “A’ cap mia nun è bona” dimenticando per quasi due ore quello che tv, giornali e Internet trasmettono incessantemente da giorni. Quando le luci si spengono e Caiazzo finisce di intrattenersi coi fans, il ritorno brusco alla realtà. All’uscita ci sono le cassette delle offerte pro terremoto. Lo spettacolo è finito. Le risate pure. Si torna alla realtà.

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