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domenica 30 luglio 2017

Vaccini, Renzi critica Casaleggio è lite con il figlio

Matteo Renzi
Agerola, il leader volevano farmi le scarpe Io candidato premier? Decidono gli italiani 

Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino 

Agerola - La stoccata arriva da Agerola, nel corso della presentazione del suo libro «Avanti»: «Gianroberto Casaleggio diceva che ciò che è virale diventa vero - attacca Matteo Renzi - E questo meccanismo, applicato alla questione dei vaccini, scatena il panico». Pronta la risposta che Davide, fìglio del co-fondantore del Movimento 5 Stelle, affida a un post sul blog di Beppe Grillo: «II segretario del Partito democratico la smetta di infangare il nome di mio padre». Dunque è sull'obbligo di vaccinazione per i bambini, contenuto nella legge recentemente approvata dal Parlamento, che si riaccende lo scontro tra democrat e grillini. Secondo Renzi il provvedimento «è un piccolo passo in avanti sul quale le forze politiche non dovrebbero dividersi: la vaccinazione è un obbligo per migliorare la qualità della vita di tutti». E così nel mirino dell'ex premier finisce il M5S, da sempre contrario alla legge. La prima bordata è per il leader pentastellato Grillo: «Quando un comico dice che i vaccini fanno male, il Pd ha il dovere di schierarsi in prima linea contro questa bufala». Poi tocca all'altro padre fondatore dei Cinquestelle: «Gianroberto Casaleggio diceva che ciò che è virale diventa vero. Ma se sui social si ripete che i vaccini fanno male e servono solo ad ar ricchire le case farmaceutiche, il numero dei vaccinati nelle scuole si riduce e i bambini più deboli rischiano di riportare danni mortali».
 
Il livello dello scontro tra Pd e M5S resta alto anche su altri temi. A cominciare dal dissesto dell'Atac, l'azienda dei trasporti romana in cui, secondo Renzi, «i grillini hanno fatto peggio degli altri raccomandando gli amici degli amici». Stesso discorso per vitalizi e riduzione dei costi della politica: «Rivendico il copyright delle proposte su questi temi - sottolinea l'ex premier - II Pd le ha avanzate alla Leopolda nel 2010, mentre il ddl sui vitalizi porta la firma del nostro Richetti e risale al 2013. Precediamo i grillini, non li inseguiamo». Al centro del dibattito finisce anche la prospettiva elettorale. A chi gli chiede se sia disposto a fare un passo indietro sulla strada che conduce a Palazzo Chigi, l'ex premier risponde senza esitazioni: «Chi va al governo lo decidono gli italiani. Nel frattempo chiedo a tutti di sostenere Paolo Gentiloni perché so che cosa significhi governare mentre qualcuno tenta di farti le scarpe». L'Italia sembra rassegnata ad andare alle urne nel 2018 con le due leggi elettorali per Camera e Senato modificate dalla Corte Costituzionale, dalle quali rischiano di nascere una maggioranza e un esecutivo instabili. Di qui la proposta di «una legge elettorale condivisa da tutti che chiarisca chi de ve amministrare e garantisca governabilità». E sui presunti contatti tra Silvio Berlusconi e Massimo D'Alema, per fare naufragare il patto del Na2areno, Renzi la butta sullo scherzo: «Hanno ripreso a telefonarsi, allora è amore vero». La presenza di esponenti campani del Pd offre al segretario democratico anche lo spunto per un'autocritica. Renzi riconosce che «al Sud il partito non è in salute» e che «alle comunali napoletane non è arrivato neanche al ballottaggio», ma nello stesso tempo rivendica i risultati centrati in Campania dal governo a guida Pd. Qualche esempio? Il risanamento dei conti dell'Eav, il rilancio dei poli museali e dei quartieri disagiati come quello di Scampia, l'accordo per la bonifica di Bagnoli che il sindaco de Magistris ha accettato «dopo un anno e mezzo». «Abbiamo investito risorse notevoli e continuiamo a lavorare con la Regione per risolvere i problemi della gente - conclude Renzi - Siamo gli unici in grado di portare avanti il Paese».

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