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sabato 24 febbraio 2018

Gomorra sui treni. Ci scappa il morto

Nell'inferno della Circum. Dipendenti, passeggeri e turisti in balia dei criminali: hanno schedato il personale e si sono divisi le tratte. Quasi 1.500 reati in un anno, solo 94 balordi fermati 

Fonte: Marina Cappitti da Metropolis

Napoli - «Gomorra viaggia in Circumvesuviana». Non solo i disagi, tra corse sospese, ritardi e sporcizia. Ma anche aggressioni e violenze. Contro macchinisti e controllori, ma anche contro pendolari, studenti e turisti. «Treni come piazze di spaccio», usati per spostarsi e portare la droga lungo la tratta che collega Napoli e Baiano, per spacciarla nei vagoni, con tossici che si fanno in un angolo o sui sediolini. Un sistema di borseggi e scippi, che ai balordi rende tantissimo sulla tratta Napoli-Sorrento, con tanto di pali fuori alle stazioni che avvisano quando ci sono guardie giurate o forze dell'ordine in agguato. Le gang si dividono i treni e le tratte, differenziano gli affari, diventano giorno per giorno sempre più brutali. «Prima o poi ci scapperà il morto», dicono i dipendenti dell'Eav che alzano cartelli con sopra l'hashtag inononcisto. Non ci stanno ai coltelli agitati sotto il naso, alle pistole puntate contro, ai pugni in pieno viso. Non ci stanno ad essere in balia dei criminali. Oltre 1.500 reati in appena dodici mesi, appena 94 arresti. Un esercito di criminali che la fa franca. E intanto i treni dell'inferno corrono sulle rotaie dell'angoscia. «Alcuni ormai hanno imparato anche i numeri dei treni e si sono spartiti le tratte su cui delinquere», racconta Gennaro, uno dei macchinisti storici della Circumvesuviana. Ormai i volti dei criminali loro li hanno imparati a memoria.
 
Li scorgono all'arrivo nelle stazioni, oppure quando entrano nei vagoni. Sono sempre gli stessi che entrano in azione metodicamente e quotidianamente. «I delinquenti che compiono i furti hanno anche l'abbonamento, così i controllori non possono cacciarli dai treni», spiega il dirigente responsabile della Sicurezza Eav, un ex carabiniere che si chiama Giovanni Minervini. Ha tracciato una piccola mappa delle zone più a rischio. Ha indicato gli orari e i periodi più caldi. Almeno si prova a limitare i danni. Ma non basta. Dipendenti e passeggeri continuano a finire in ospedale. Racconti dall'inferno Sono i racconti dall'inferno Circum di chi quei 330 chilometri di tratta li conosce come le proprie tasche. Ieri al terminal di Porta Nolana la manifestazione dei dipendenti Eav contro le aggressioni sui treni. L'ultima si è verificata sabato, quando un ragazzo di 16 anni senza biglietto ha dato una testata al controllore, Ciro. Fortissimo trauma facciale, la parte sinistra del volto tumefatta. C'era anche lui ieri mattina insieme ai colleghi per dire basta e chiedere più sicurezza. «Ho visto di tutto», dice Costantino Maida, 33 anni di servizio sulle spalle, 10 da conduttore, altrettanti da capotreno e 13 da macchinista. «Dalle rapine allo spaccio di droga nei vagoni, ormai diventati territorio dei delinquenti che si sentono i padroni. I treni sono diventati piazze di spaccio, permettono loro di spostarsi, si organizzano da Napoli e arrivano fino a Baiano, fermandosi alle stazioni e risalendo». E ancora: «Una volta un ragazzo con una mano brandiva un flex e con l'altra toccava una ragazza terrorizzata. L'amica riuscì a scappare e a venirmi ad avvisare e così siamo intervenuti. Su quello stesso treno poco prima avevamo fatto arrestare dei rapinatori: è un inferno», racconta ancora Ciro. «Negli anni Novanta c'erano casi isolati, ma ora è un fenomeno all'ordine del giorno perché non ci sono controlli e le stazioni sono terra di nessuno», racconta Giosué Formisano, macchinista da decenni. Dagli sputi come è successo a Emilio Vittosi che lavora allo sportello ai lanci dei sassi o di schiuma da un estintore, come accaduto a marzo scorso ad un controllore solo per aver detto ad un pendolare che non si poteva fumare in treno. «Una volta indossare questa divisa - dice Gennaro Conte, anche lui in Circum da trent'anni e sindacalista Orsa - per noi era come avere un giubbotto antiproiettile, ora siamo il bersaglio da colpire con minacce nel migliore dei casi, soprattutto perché siamo identificati col controllo, essendocene poco». Treni che di sera diventano come il Far west. «Bisogna intervenire prima di una tragedia annunciata». I numeri e le denunce Oltre 200 aggressioni al personale nel 2016 e 165 l'anno scorso. Negli ultimi due anni quelle nei confronti dei pendolari sono aumentate da 164 a 177. Sono i dati dell'Eav. «Numeri che non danno un quadro della realtà - afferma Conte - perché molti non denunciano». Il motivo è semplice. «Su quelle denunce ci sono i nomi dei lavoratori che così non sono tutelati. Chi li legge e viene denunciato sa bene dove trovarli. Dovrebbe essere invece l'azienda ad esporsi e pagare le spese legali. Ed è questa insieme alla richiesta di maggiori controlli e uomini delle forze dell'ordine, la nostra battaglia per garantire la sicurezza di dipendenti e pendolari», spiega Maurizio Piermatteo, macchinista e rappresentanti dell' Orsa, il sindacato che insieme all'Eav ha chiesto per la settimana prossima un incontro in Prefettura per mettere in campo azioni e misure speciali. «Non possiamo più attendere oltre, qui prima o poi ci scappa il morto».

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