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martedì 21 agosto 2018

Intervista a Paolo Siani: "Per uscire dalla crisi il Pd parli alla gente e torni a proporre valori di sinistra"

Paolo Siani
Fonte: Roberto Fuccillo da La Repubblica Napoli

«Una persona ha detto che si dovrebbe discutere con i quarantenni, non con i soliti noti». Paolo Siani non ha più 40 anni, ma non è neanche il solito noto, come classe dirigente anzi è abbastanza nuovo. Tanto che in campagna elettorale lanciò ravviso di un metodo "nuovo": «Se vedo che non va, torno al mio lavoro». Siani, che impressione ha di questi primi mesi di lavoro in Parlamento? «Una esperienza positiva. Semmai mi ha meravigliato una cosa». Quale? «Diciamo che se oggi avessi un giovane assistente, non penserei subito a lui come futuro primario, ma vorrei prima vedere se e bravo a fare il medico». Sta dicendo che anche in politica l'anagrafe non è tutto? «C'è la tendenza a prendere un giovane a prescindere, senza esaminare il curriculum». Ogni riferimento a Di Maio è puramente voluto? «Ma no, faccio un discorso generale. Ovviamente non è che i giovani non possano non possano riuscire, ne che debbano essere discriminati. Quello che è strano è che si tende a investirli di responsabilità sulla base di un rapporto esclusivamente fiduciario, un "proviamoci", che funzionò in parte anche per Renzi». Forse è la parola d'ordine con la quale il Paese si è affidato ai Cinque stelle. «Che poi però ne pagano anche le conseguenze. Ci sono stati scivoloni su questa inesperienza, vedi l'impeachment a Mattarella o le dichiarazioni sulla giustizia troppo lenta nel post-Genova».


Il Pd e la sinistra devono però trovare una via d'uscita, come sollecita l'intervento del suo amico Marco Rossi-Doria su Repubblica. «Mi ha colpito soprattutto l'accenno alla povertà educativa. L'errore fondamentale della sinistra in questi anni è stato quello di perdere alcuni punti di riferimento ideali e rincorrere invece quelli degli altri. Faccio un esempio. Qualche mese fa intervenni per affermare la necessità dei salvataggi in mare. Ho avuti tantissimi insulti. Oggi continuo a dirlo, ma con qualche insulto in meno». Significa che con la gente si può ragionare? «Si deve. Usando anche i social, ma non solo. Per dialogare bisogna guardarsi in faccia. A fine luglio facemmo una manifestazione in un cinema di Napoli. Strade deserte, 40 gradi all'ombra, ma vennero in 200». Non sarà che i Cinque stelle, considerati padroni del web, ci hanno invece visto lungo con i meet-up? «Non c'è dubbio. Il contatto con le persone è importante. E noi abbiamo molte colpe. Però ora vedo in Parlamento molte persone serie, capaci di dare una mano al Paese». Magari bisogna anche dire come. «Questo è il vero punto. Io ho avanzato una proposta di lavoro. Parte dalla constatazione che il reddito di inserimento è utile, ma forse da solo non funziona. L'idea è non distribuire solo denari, ma seguire le famiglie e i loro figli, e offrire servizi, purché ci siano con servizi, per un certo periodo, diciamo fino ai cinque anni. Significa asili nido, scuole, vaccinazioni, ma anche libri, musica. Ma se portiamo tutto questo nei quartieri disagiati possiamo combattere la povertà diffondendo qualche seme positivo per il futuro. Altrimenti anche Rossi-Doria sa che tutti i suoi ragazzi di strada lui li ha inseguiti, ma alla fine tocca chiedersi quanti ne abbia salvato». Sono interventi rispetto ai quali può avere voce in capitolo il lamento di quanti, come de Magistris, denunciano il taglio di fondi agli enti locali. «È vero, il taglio al welfare c'è stato. Ma io ricordo anche la 285, la legge di Livia Turco, come si riuscì a investire all'epoca sulle famiglie. E allora dico: recuperiamo dei fondi, mettiamoli su questo. Io la battaglia la sto facendo e la farò, vediamo cose ne dicono gli altri». Lei usa la parola futuro. Ma nel centrosinistra c'è forse l'esigenza di arrivare preparati alle sfide elettorali da qui a due anni. «Questo proprio non mi interessa. Lavorare sulle elezioni senza avere un programma è un non senso. La sinistra deve fare progetti, affidarsi alla capacità di produrre idee, non solo a una abilità comunicativa. È con le idee che la gente ti segue». E sulle idee, sulle proposte, è proprio impossibile trovare intese anche con altre forze? «Assolutamente no. Io in Parlamento parlo con tutti. Per dirne una: ho un collega Cinque stelle di Palermo che sulle vaccinazioni la pensa esattamente come me».

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