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mercoledì 20 settembre 2023

Vico Equense. Non dimentichiamo Giancarlo Siani

Vico Equense - Tra pochi giorni saranno 38 anni dall’omicidio di un giovane cronista che scriveva di camorra. Era Giancarlo Siani. La sua morte è stata il peggior delitto di camorra di sempre, così testualmente definito in un’aula di giustizia. Perché quel delitto è stata la sfida alla democrazia, alla libertà di espressione e di informazione. La barbara uccisione è avvenuta il 23 settembre del 1985. La sua immagine è spesso usata come un'icona simbolo del giornalismo di qualità. Proprio ieri è stato ampiamente ricordato sui social perché avrebbe compiuto 64 anni e nei tanti commenti è spesso riportata la famosa frase del film di Marco Risi, Fortapasc, che definiva Giancarlo "giornalista- gionalista". Era il 21 settembre di cinque anni fa, quando Vico Equense ha voluto rendere omaggio al giornalista ucciso dalla camorra a soli 26 anni dedicandogli la piazza principale, quella dove ha sede il municipio. Fu una grande festa. Parteciparono in tanti: docenti, alunni, istituzioni, giovani. Il fratello Paolo, deputato del Pd, in quell’occasione disse. "Da oggi vi affido Giancarlo". A Vico Equense il giovane cronista ha vissuto gli anni più belli della sua vita, quelli con la fidanzata di allora, Daniela. Un ragazzo che tutti ricordiamo col suo sorriso migliore, l’aria sbarazzina su quella Mehari diventata simbolo di una morte crudele e ingiusta. La passione per il suo lavoro lo indusse a raccontare, senza mediazioni, ciò che accadeva a Torre Annunziata, andando oltre le mere notizie e cercando di analizzare le interdipendenze tra camorra e potere fino a giungere alla consapevolezza della “camorra come fenomenologia di potere”. Giancarlo Siani ha pagato con la vita la sua voglia di raccontare la verità. Il suo sacrificio, però, non è stato vano, perché è diventato un simbolo positivo per noi adulti e, soprattutto, per tanti adolescenti che nemmeno l’hanno conosciuto. Non dimentichiamo questo simbolo e questa piazza. La legalità si difende nei fatti, non con le passerelle. Dovere delle istituzioni è difendere la memoria della città.

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