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martedì 7 agosto 2007

Intervista a Franca Chiaromonte

«Ci divertiremo». Franca Chiaromonte che, come avrebbero detto nel Pci del quale il padre Gerardo fu una delle bandiere, viene da lontano, è elettrizzata all’idea della corsa di Rosy Bindi per la segreteria del nascente Pd. È arrivata da lontano, Franca, per passare la borraccia «alla prima donna candidata alla segreteria di un partito»; a quella Bindi che, correndo correndo, giunge però da una strada del tutto diversa dalla sua - profondissima radice solidarista a parte - quella del cattolicesimo popolare vissuto nella Democrazia Cristiana prima e nel Ppi poi. Se non si vince non ci si diverte, Chiaromonte. «Verissimo. Infatti corriamo e corriamo per la vittoria. Chi fa politica ce l’ha nel Dna. Non si corre per partecipare o per tenere una parte in commedia. Il realismo è una cosa, la giusta tensione un’altra. Da appassionata della politica Rosy ha anche questo gene: non le manca nulla, alla nostra candidata». Quando dice che si sente Davide contro Golia, forse Bindi ha in mente l’esito finale dello scontro più che la stazza dei contendenti. «La corsa per la segreteria è vera. La candidatura di Rosy, che mi chiese consiglio a Montecitorio qualche giorno prima della decisione ufficiale, è una sfida che nacque per reagire ad un’unica candidatura piovuta dall’alto e che rischiava di ridurre il Pd alla sommatoria di due partiti, Ds e Margherita». Bindi ha scompigliato i giochi, perchè? «Per passione, passione politica. Rosy, nell’attuale crisi della politica e dell’affezione della gente, è una donna animata da un’evidente passione per la politica che la spinge a modellarsi ogni giorno alla luce della sua coscienza, della sua fortissima fede e dell’ascolto, vorrei dire laico, dell’interlocutore». Sulle scelte di coscienza non siete sempre state dalla stessa parte. «Verissimo. Ricordo la sua posizione sulla legge 40, sulla fecondazione assistita. Ma lei fu molto efficace nello spiegare che era alla sua coscienza che rispondeva. Principio laico». Quindi, sui temi eticamente sensibili? «Mediazione, mediazione. Le donne sono le più capaci nell’usare lo strumento della mediazione, gli uomini preferiscono i rapporti di forza. Per questo è importante che ce ne siano tante nel Pd». Anche quelle che, come Teresa Armato, hanno fatto una scelta diversa da quella di molte amiche di Emily, il partito rosa guidato in Campania da Annamaria Carloni? «Emily è la luce dei miei occhi. Come la causa delle donne lo è. Veltroni, che si sarebbe potuto pensare come candidato per me naturale, ne ha messe ben 11 alla guida dei suoi comitati. Un segno bellissimo. Quindi vorrei dare un augurio a tutte e a tutti. A noi, che stiamo con Bindi ed a loro che hanno scelto altrimenti, a tutte noi che conserviamo amicizia ed obiettivi in comune, mi si lasci dire, senza troppe perifrasi: in culo alla balena, ragazze». Anche ad Armato? «Ovviamente». Ma senza scordare la giusta tensione. «In politica si corre per vincere». Il Mattino 7 agosto 2007

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