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mercoledì 19 settembre 2007
La demagogia di Fassino
Anche Fassino è alla ricerca del consenso politico, ottenuto sfruttando le passioni e i pregiudizi delle masse. Dopo aver evocato come qualunquista, populista e demagogo Beppe Grillo, ha scritto ai Presidenti della Camera e del Senato, per chiedere di tagliare i costi della politica. «Le chiedo un intervento per il congelamento immediato di tutte le forme d’incremento automatico dei trattamenti economici dei parlamentari e l'attivazione delle procedure per portare rapidamente all'esame del Parlamento nuove norme ispirate a rigore, sobrietà e trasparenza». «La credibilità di chi riveste incarichi pubblici, scrive il segretario della Quercia, dipende anche dalla sobrietà dei suoi comportamenti e dal condurre una vita "normale", il più possibile analoga a quella degli altri cittadini. Tutto ciò che appare privilegio, disparità di trattamento, condizione di favore non può che irritare i cittadini e ridurre la loro fiducia nelle istituzioni e nella politica». Credo che bloccare gli aumenti come chiede Fassino va bene, ma non basta: dobbiamo tagliare anche altro. Ieri sera a Ballarò un’imprenditrice Luisa Todini, e non un politico, ha fatto una proposta aboliamo le Province. Invece, altre 21 nuove province sono all’esame del parlamento e le relazioni che accompagnano le proposte prevedono una spesa intorno ai 50 milioni di euro per ognuna, esclusi i costi dei consiglieri, assessori, presidenti. A catena, i partiti organizzati su base provinciale avranno la moltiplicazione delle poltrone: nuovi dirigenti, segretari ecc. Il fatto che la politica abbia dei costi non è in discussione. Ciò che invece è motivo di critica è che ad un inevitabile livello di costi non corrisponda un funzionamento efficace, pertanto non è con la demagogia, che la fiducia verso le Istituzioni aumenta.
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