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lunedì 29 ottobre 2007
Amato: «Contro di me ingiusto linciaggio e alla Costituente non ci sono neppure andato»
Per Antonio Amato, capogruppo Ds in Regione, sono giorni difficili. E amari. Prima l’amarezza per la mancata elezione all’assemblea nazionale (terzo dietro Bassolino e Clotilde Paisio), poi le critiche per essere rientrato dalla finestra nella costituente del Pd. Com’è il tempo a Milano? «Ma io sto a Napoli». Come, non è all’assemblea nazionale? «No, sto a Napoli, bloccato dal mal di schiena». Ci dispiace. Ma com’è questa vicenda del ripescaggio? «Non so nulla. Ho saputo tutto a cose fatte». Un bel regalo? «Mi chiamò la Paisio, mi disse che si era dimessa perchè da quando è preside a Sorrento è piena di impegni e gli orari non l’aiutano. Io non ho chiesto nulla. Anzi, è stata lei, non dico a pregarmi, ma quasi...». Cioè? «Mi ha detto che sono il capogruppo in Regione, che lavoro sui territori, che era giusto che andassi io all’assemblea nazionale». E lei allora si è convinto? «E cosa dovevo fare?». È stata una sua scelta il numero tre in lista? «Certamente. Io ho fatto la campagna elettorale in tutta la città, in tutta la provincia. Mi sono impegnato molto a Soccavo, dove ho un forte radicamento, e infatti l’asse Nugnes-Paolucci non ha sfondato. A Fuorigrotta, nel mio collegio, non ci sono stato come dovevo starci». Ma lei crede alla parità di genere? «Come no. Sono uno dei fautori del rispetto delle regole». Però l’alternanza in questo caso è andata a farsi benedire. «Per una legittima decisione di una persona mi trovo sui giornali. Non merito questo trattamento. Non meritavo questo linciaggio». Linciaggio è una parola grossa. «Io non sono un uomo di apparati. Io sono cresciuto tra la gente, io mi sento uno del popolo, sono uno che lavora per la propria comunità. Gli apparati non mi appartengono, e chi mi conosce lo sa». Senta, ci sono state pressioni sulla Paisio? «Ma quali pressioni! La Paisio non è una donna qualunque, è una preside, è una persona seria. Ma no, nessuna pressione, potete stare certi». Le donne del Pd sono indignate. «C’è molta ipocrisia in questa storia. Tante donne che firmano documenti sanno chi sono, come lavoro, come la penso». (p.mai.Mattino)
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