Caro direttore, leggo con sorpresa di un retroscena interpretativo, tra politica e gossip, dell'elezione di
Emma Giammattei, che circola in ambienti politici vicino al Governatore. Retroscena che vorrei fosse di fantasia, ma che, conoscendo la professionalità di Simona Brandolini, che lo firma, immagino tratteggi umori reali. In sostanza si riporta una corrente di pensiero, attribuita ai Bassolino-boys, che mi auguro non risponda a realtà; né come categoria socio-politica, e questo innanzitutto per loro, ché ce ne sono già troppe in giro; né come corrente di pensiero in sé. Si tratta della tesi seguente: la vicenda dell'elezione di Emma Giammattei a coordinatore provinciale del Pd avrebbe visto la vittoria della casta degli accademici contro la casta dei politici. Un pensiero molto fine: della serie siamo tutti "casta", quindi nessuno è "casta". Pensiero anche poco casto, mi si permetta l'ironia che merita un simile modo di argomentare. Ridotto all'osso il ragionamento, se vero, mi sembra essere il seguente: se i professori si limitano a essere a disposizione consulenziale e remunerata della politica, sono il rispettabile mondo dei saperi a sostegno e in soccorso dei governi, e non sono casta, proprio magari quando come casta fiduciaria, e in qualche caso servile e senza costrutto efficace di risultati, si comportano; se pretendono di interloquire alla pari con la politica, che poi significa semplicemente come liberi cittadini partecipare a quelle associazioni costituzionalmente garantite che sono i partiti, diventano invece casta oligarchica. Conosco bene i difetti del mio mondo, e ne posso liberamente parlare in qualsiasi momento, ma devo ricordare che se la politica campana avesse il tasso di efficienza delle nostre università, nonostante tutti i loro difetti, forse martedì si sarebbe realizzato un altro scenario...
continua
Nessun commento:
Posta un commento
La qualità e l’efficacia del blog dipendono quasi interamente dai vostri contributi. Si raccomanda, perciò, attinenza al tema, essenzialità e rispetto delle elementari regole di confronto. I messaggi diffamatori, scritti con linguaggio offensivo della dignità della persona, razzisti o lesivi della privacy, pertanto, non saranno pubblicati.