Vico Equense - A tre settimane dal ritiro da parte del sindaco Gennaro Cinque delle proprie dimissioni, la vicenda tiene ancora banco attraverso un’assemblea dei dipendenti comunali indetta dalla Uil. Il documento dei lavoratori che hanno partecipato all’assemblea della Uil afferma che lo stato di inefficienza denunciato da Gennaro Cinque: «non è colpa dei dipendenti ma di “alcuni”. Per quanto attiene alla professionalità e all’efficienza, che a suo dire non sono proprie di questa macchina burocratica, si concorda nella ricerca di un loro miglioramento, che salvo smentite, fino a qualche mese addietro è sempre stata garantita». Il sindacato evidenzia, inoltre, l’uso consolidato dell’arma della denunzia e degli esposti anonimi. La lettera indirizzata a Gennaro Cinque si conclude con un accorato appello: «Noi dipendenti gridiamo a viva voce che abbiamo una dignità e una libertà da difendere ad ogni costo. Lei non è un nostro nemico, ce lo dimostri perché qualche dubbio ci sta affiorando, non fosse per l’indifferenza che dimostra a fronte di certe situazioni, anche eclatanti e che incidono sulla vivibilità dei luoghi di lavoro, sulla nostra serenità e disponibilità verso l’incolpevole cittadino». (Fonte il Mattino)
giovedì 20 dicembre 2007
Assemblea UIL
Vico Equense - A tre settimane dal ritiro da parte del sindaco Gennaro Cinque delle proprie dimissioni, la vicenda tiene ancora banco attraverso un’assemblea dei dipendenti comunali indetta dalla Uil. Il documento dei lavoratori che hanno partecipato all’assemblea della Uil afferma che lo stato di inefficienza denunciato da Gennaro Cinque: «non è colpa dei dipendenti ma di “alcuni”. Per quanto attiene alla professionalità e all’efficienza, che a suo dire non sono proprie di questa macchina burocratica, si concorda nella ricerca di un loro miglioramento, che salvo smentite, fino a qualche mese addietro è sempre stata garantita». Il sindacato evidenzia, inoltre, l’uso consolidato dell’arma della denunzia e degli esposti anonimi. La lettera indirizzata a Gennaro Cinque si conclude con un accorato appello: «Noi dipendenti gridiamo a viva voce che abbiamo una dignità e una libertà da difendere ad ogni costo. Lei non è un nostro nemico, ce lo dimostri perché qualche dubbio ci sta affiorando, non fosse per l’indifferenza che dimostra a fronte di certe situazioni, anche eclatanti e che incidono sulla vivibilità dei luoghi di lavoro, sulla nostra serenità e disponibilità verso l’incolpevole cittadino». (Fonte il Mattino)
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