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sabato 19 aprile 2008

Le primarie del PD? Non sempre sono necessarie...

La notizia è davvero simpatica. Nel senso che fa simpatia per questo nuovo partito (il PD) che a parole è davvero molto democratico, mentre nei fatti si mantiene ben lontano (almeno fino adesso) dalla pratica più autentica dell'ascolto della base. Le primarie - nel caso ci sia un uscente del PD dal vertice istituzionale preso in considerazione - non si faranno. Perché? Perché se c'è l'accordo di tutti - e quindi anche dei propri militanti (che a questo punto manifestano il proprio consenso non direttamente ma attraverso l’interpretazione dei dirigenti) - non sono necessarie. Una regoletta semplice semplice. Insomma: se l'uscente è del PD e il partito è d'accordo non si interpellano i militanti. E, quindi, niente primarie. Domanda: e se i militanti non sono d'accordo con il vertice del partito? La questione non è affatto secondaria. Ma è ancora sovrana la confusione. Nel regno della Campania – per esempio – non si è ancora deciso se vale il postulato veltroniano della corsa “in solitudine” (con buona pace di concetti abbastanza articolati come “laboratorio” e “coalizione larga”), oppure si dovrà fare riferimento alle parole d’ordine della vecchia stagione, quando si è sempre privilegiato il “cartello elettorale” più ampio possibile. Insomma, c’è ancora molto da studiare per comprendere bene che cosa è questo PD. Di certo un dato è chiaro: “Prima di scendere da cavallo – la battuta è di un goliardico appiedato dalle elezioni – saranno in tanti a prendersi ancora molto tempo”.

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