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martedì 6 maggio 2008
Per Fini peggio le bandiere bruciate
Nicola Tommasoli non ce l'ha fatta. I medici sono stati costretti a decretare la sua morte cerebrale. Gli organi saranno espiantati e offerti al trapianto. Neanche il tempo di ricevere la notizia e la terza carica dello Stato si lancia in assurdi paragoni. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, le bandiere bruciate sono peggio, molto peggio, di un ragazzo ammazzato a calci da un branco di naziskin. Verona contro Torino. A questo è servita la morte di Nicola. Certo, sostiene, l'aggressione del branco neonazista e le proteste di frange della sinistra radicale sulla presenza ufficiale di Israele alla Fiera del Libro di Torino sarebbero «due fenomeni non paragonabili». Però «quel gruppo neonazista va preso, messo in galera e rieducato, non ci può essere nessun tipo di solidarietà», mentre «l'episodio di Torino è molto più grave perché non è la prima volta che frange della sinistra radicale danno vita ad azioni contro Israele che cercano di giustificare con una politica antisionista». Per essere più chiari, almeno secondo la visione comparativa di Fini: «La violenza che c'è in alcune frange della società nei confronti dello Stato di Israele è una violenza di tipo politico ideologico». Gravissima dunque. E non che «i naziskin non avessero una distorta ideologia nazista nella testa», però quelli «sono dei pazzi criminali». Il che, evidentemente, renderebbe il tutto molto meno grave. Per il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni, l'atteggiamento di Fini è «molto sbagliato. Io sono dell'idea che non bisogna mai stabilire priorità su questi temi. Sono due fatti diversi: nel primo caso c'è una vita spezzata ed è molto grave, sottovalutarlo sarebbe un errore molto serio».
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