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lunedì 5 maggio 2008

«Per il Pd ora sbagliato isolarsi»

Massimo D'Alema appare domenica in tv nel programma post-tg di Lucia Annunziata, "In mezz'ora" e racconta la sua versione dell'accaduto e le sue ricette per il futuro. Un futuro che vede ancora targato centrosinistra, con la ricostruzione di un rapporto più largo di forze, oltre il Pd. Mentre appare scettico sulla volontà di dialogo sulle riforme della nuova maggioranza di destra. L'analisi di D'Alema parte da quella che segnala come «una lacerazione tra istituzioni, partiti e società civile», di cui in effetti aveva già parlato tra i primi molti mesi prima del voto. Questo vuoto, sostiene, è stato in qualche modo colmato da Berlusconi e dal berlusconismo, mentre il centrosinistra - «noi», dice - «non siamo riusciti a dare risposte persuasive». «Le risposte della destra sono illusorie, ma sono apparse più persuasive delle nostre», anche perchè «abbiamo scontato le difficoltà per le resistenze della sinistra più radicale». La formula del Pd «è molto più competitiva di quanto non sia stata quella dei Progressisti nel '94, perché più spostata al centro, ma il bipolarismo non significa necessariamente bipartitismo» e qui la riflessione si concentra sulle scelte elettorali. «Neppure quello di Berlusconi è un modello bipartitico, tant'è vero che senza la Lega perse, proprio come oggi non avrebbe vinto senza la Lega. Allora, la più grande forza dell'opposizione deve stabilire un buon rapporto con tutte le forze d'opposizione al governo Berlusconi, anche per le elezioni locali. Dove si vota con un sistema basato sulle coalizioni - rimarca - chi ha il 33 per cento sbaglierebbe se alla vigilia del voto sostenesse l'autosufficienza...». Sul partito nuovo, l'ex vicepremier rivendica l'indicazione di «una struttura federale», che però non abbia nel territorio «dei fiduciari ma dei leader, che devono quindi avere un peso nella vita politica nazionale».

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