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domenica 29 giugno 2008
Fava a Veltroni: o parla con noi o con Cuffaro
Al termine della tre giorni di Chianciano Claudio Fava è stato confermato nel ruolo di coordinatore nazionale di Sinistra Democratica, ruolo che già ricopriva pro tempore dopo le dimissioni per motivi di salute di Fabio Mussi. I delegati hanno eletto i 250 membri del Consiglio nazionale di Sd (col 42% di donne), i quali a loro volta hanno eletto con voto palese i 70 membri della Direzione nazionale. Questi ultimi hanno rieletto all'unanimità Fava con voto segreto. E in giornata anche lo statuto di Sd vedrà la luce. Sinistra democratica si definisce più nettamente e insieme lancia il sasso per un cerchio più grande, da realizzare con una «costituente della sinistra»: idea lanciata formalmente nell'intervento inaugurale dell'assemblea dallo stesso Fava e ripresa nelle conclusioni. Un'idea del resto da sempre ancora del progetto degli ex Ds che non hanno aderito al Pd. E che era in qualche modo sottesa anche al progetto- partito male però e finito peggio- della Sinistra e l'Arcobaleno. Della costituente però all'epoca della cosiddetta "Cosa Rossa", non se ne fece niente. Finì per prendere le forme di una federazione di partiti e anime assai diverse e divergenti, con gli esiti elettorali che si sono visti. Ora Fava rilancia il progetto originario. La costituente dovrebbe essere dunque il primo passo verso la realizzazione di un nuovo soggetto politico, qualcosa di più simile a un partito che a un raggruppamento di sigle. Riguardo al rapporto col Pd, il coordinatore di Sd si dice felice che il partito di Veltroni abbia raggiunto «la consapevolezza» dell'impossibilità del dialogo con Berlusconi, ma anche che Veltroni abbia superato «il mito dell'autosufficienza e ci piacerebbe sapere quando si parlerà assieme del nuovo centrosinistra da costruire e se il Pd vuole farlo con la sinistra o con il partito di Cuffaro». Sd è pronta a aprire un canale di dialogo con il Pd ma, non volendo prendere altre porte in faccia, precisa che «il dialogo è una parola che pretende un rapporto paritario, pari dignità e rispetto delle reciproche autonomie», e che per dialogare «ci vuole un padrone di casa e un gradito ospite».
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