Un segretario di garanzia? La linea indicata da Goffredo Bettini provoca sorrisi ma anche musi storti. Nel Pd che sabato si riunisce in assemblea per eleggere il segretario provinciale si fa fatica a trovare una sintesi unitaria che a parole tutti rivendicano ma nei fatti non si realizza. In discussione, oltre ai nomi, ci sono anche i metodi. Per i bassoliniani, per esempio, la linea tracciata da Bettini presenta almeno tre limiti. Il primo: va accantonato ogni pregiudizio nei confronti di una parte, cioè la loro; il secondo: tutte le ipotesi sono aperte ma vanno concordate; il terzo: le figure di garanzie sono tali se scelte da tutti. Se si sceglie a Roma e lo si apprende dai giornali siamo già al commissariamento. Tre limiti che sono un colpo di freno all’ipotesi di individuare in Aldo Cennamo il segretario di garanzia. Detto questo, i bassoliniani sostengono che si debba lavorare alla ricerca della più ampia maggioranza possibile. «Ma non dell’unanimismo, che mi spaventa. Non succedeva neanche nel Pci. Se ci fosse un solo candidato mi candiderei anch’io», dice Diego Belliazzi. Ieri Andrea Cozzolino ha sentito Luigi Nicolais. I due potrebbero vedersi oggi. Prove di intesa? Nell’area dell’ex ministro si conferma «la volontà e l’esigenza di lavorare a un percorso condiviso perchè questa partita non può essere giocata con schemi vecchi». E a prescindere da chi potrà essere il segretario negli ambienti di Nicolais si chiede «un forte rinnovo generazionale». Fuori dai denti, non sembra che all’ex ministro piaccia così tanto l’ipotesi Cennamo. Posizione che segna una divergenza nella componente perchè Luisa Bossa sarebbe favorevole all’ex deputato ds, come lei ulivista della prima ora. L’idea di un segretario di garanzia riscuote comunque anche molti consensi. Innanzitutto da parte del segretario uscente
Emma Giammattei che ha incassato i complimenti di Bettini «per il lavoro svolto in sei mesi difficili anche per le emergenze sociali». La Giammattei conferma la sua linea. «Non voglio assolutamente che ci siano scontri e rese dei conti. Bisogna andare verso l’unità - dice - e il segretario dovrà avere una maggioranza molto ampia. Cennamo risponde alla linea indicata da Bettini». Condivide la linea del coordinatore nazionale del Pd anche Salvatore Piccolo. «Del resto è la linea di tutto il partito a Roma. Cennamo? Il candidato può piacere di più o di meno ma la strada di un segretario di garanzia è obbligata», sostiene Piccolo. È d’accordo anche il rutelliano Andrea Losco. «La strada indicata da Bettini - osserva - dobbiamo percorrerla tutti e quello di Cennamo mi sembra un profilo autorevole. Del resto, in fatto di posizionamento non esiste più la platea del 14 ottobre e c’è il rischio che la conta avvenga con metodi di reclutamento che non appartengono alla politica. Mi auguro che soprattutto chi ha maggiori responsabilità faccia un passo indietro rispetto all’ipotesi di rottura». Una figura di garanzia la evoca anche Pasquale Sommese. «Le candidature autorevoli ma non unificanti non fanno bene al partito. Già a novembre proposi una pausa di riflessione - dice il consigliere regionale - ma non fui ascoltato. Mi auguro che oggi non si ripetano gli errori di ieri. I processi politici si governano e bisogna lavorare per un segretario di garanzia. Il commissariamento sarebbe la fine». Ma ormai, in un partito che conta almeno tredici componenti, nulla è scontato. E una scossa stanno cercando di darla le nuove generazioni: ieri sera, riunione di giovani. C’erano Antonio Marciano, Leonardo Impegno, Valeria Valente, Emilio Montemarano, Massimiliano Manfredi, Nicola Corrado, Giovanni Palladino. Insomma, c’erano tutte (o quasi) le aree. L’obiettivo, inventarsi qualcosa per uscire dal pantano. Vicenda complessa, quella del Pd, che attira osservatori esterni. Corrado Gabriele, assessore di Rifondazione, è spettatore interessato. «Arriva D’Alema, arriva Bettini, ma resta irrisolto - osserva - il tema di qual è la linea del Pd in Campania. Noi siamo un partito piccolo, usciamo da ua sconfitta devastante ma stiamo facendo uno sforzo per guardare avanti. Vedo invece un Pd bloccato nel gioco delle correnti e la sua debolezza non fa bene alla coalizione».
(Paolo Mainiero il Mattino)
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