Caro direttore, c'era una volta la democrazia partecipata che arricchisce col concorso attivo della popolazione la democrazia delegata, in alcuni casi si ha la democrazia aspramente conflittuale, talvolta si perviene alla democrazia blindata, una contraddizione in termini. Sono tutte formule o correttivi di un sistema di rappresentanza politica, fondato su partiti che, quando esistono, propongono agli elettori candidati e programmi per il governo della cosa pubblica. L'esperienza compiuta in Campania negli ultimi decenni e più recentemente, è apparsa passare progressivamente dalla partecipazione alla delega, al conflitto e infine alla corazza. La partecipazione è sfocata nel tempo perché ne mancavano le condizioni locali. Data la debolezza della società civile mancavano rappresentanze d'interessi autenticamente autonome dal potere politico, mancava pure un fitto reticolo di associazioni volontarie, composte da persone disinteressate, alla ricerca di obiettivi comuni. Gli elettori hanno delegato agli eletti l'amministrazione degli enti pubblici salvo a confermare o a ritirare la delega alla successiva scadenza elettorale. Poiché qui da noi più che altrove il controllo delle risorse pubbliche, dei posti, dei sussidi, degli incentivi assume un ruolo preminente rispetto alla ricchezza prodotta dal mercato, coloro che esercitano questo controllo sono stati sottoposti alla corrente alternata della condivisione e della contrapposizione. Chi era in minoranza ha condiviso con la maggioranza le spoglie della pubblica amministrazione salvo ad inscenare battaglie furibonde, conflitti laceranti, richieste ultimative di dimissioni, in vista del ricambio e della successione nel governo. Ora gli animi appaiono pacificati. L'emergenza rifiuti e i rischi che comporta per la salute pubblica, l'inerzia ovvero la paralisi e infine il fallimento che negli anni hanno caratterizzato sui rifiuti i commissariati straordinari e gli enti locali, hanno imposto una soluzione che più cesarea non si poteva, con la delega del problema al governo centrale e le amministrazioni locali in posizione subordinata ovvero forzosamente collaborativa. La democrazia adesso è blindata almeno sul fronte dei rifiuti. Ci sarà ancora spazio perché su altri argomenti si manifestino punti di vista diversi, magari contrapposti? Assisteremo ad una vivace discussione nelle assemblee elettive sui programmi per la ripresa dell'economia, sulle regole di trasparenza ed efficacia dell'azione pubblica, sulla sicurezza e il rispetto della legge, sulla tutela degli indifesi (giovanissimi e anziani, disoccupati e precari), sulle politiche d'integrazione per gli immigrati, insomma su tutto ciò che può interessare la comunità una volta liberata, speriamo al più presto, dall'incubo dell'immondizia? *
Mariano D'Antonio Assessore al Bilancio della Regione Campania (Corriere del Mezzogiorno)
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