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martedì 29 luglio 2008
L' allarme e il pericolo
Il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro dell'Interno, Roberto Maroni «l'estensione all'intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza per il persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, al fine di potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno». Nell'attuale contesto del regime berlusconiano questa decisione del governo è gravissima e anche di estremo allarme, tanto che anche il pur prorompente La Russa ha sentito la necessità di ridurre l'effetto dicendo che il suo ministero e i suoi soldati non c'entrano per niente. Mi rifaccio al contesto: dopo gli attacchi indiscriminati agli immigrati, il varo del reato di immigrazione clandestina, le impronte digitali, la irresponsabile campagna contro i rom e tutti gli immigrati in genere, questo provvedimento è non solo allarmante, ma anche pericoloso. E' evidente che tutti gli immigrati, anche quelli regolarizzati, che ieri sera o stamane, dai giornali o da radio e Tv, verranno a conoscenza di questo diktat saranno vieppiù allarmati e risentiti: cominceranno a odiarci, e con ragione. E poi ancora. Tutte le norme di emergenza (a meno che non siano per terremoti ed altre disgrazie) sono di per sé antidemocratiche: se c'è l'emergenza le autorità (oggi il governo Berlusconi) potrà fare quel che in tempi normali non gli sarebbe consentito. E l'emigrazione non è certo il terremoto di Messina. E come si sa dalla storia, l'emergenza può estendersi, tende ad allargarsi, anche ai cittadini italiani. Questo bisogna sapere, questo deve essere chiaro anche a quell'ombra di governo ombra, che ieri il cavaliere ha potuto abilmente sfottere fino a dire che è lui che fa politica di sinistra. Certo questa emergenza antimigranti fu decisa dal governo Berlusconi già nel 2002, ma solo per quattro regioni. Certo è - La Russa lo ha ricordato - che questa norma fu prorogata da un governo Prodi, ma questo precedente non è certo giustificante. Il governo Prodi commise allora un grave errore e viene quasi da dire che «chi semina vento raccoglie tempesta». Non capire che in questo secolo, appena iniziato, la questione dell'emigrazione è un dato storico di civiltà e non di ordine pubblico è un ulteriore segno della nostra crisi, non solo di democrazia, ma anche di civiltà. (Valentino Parlato il Manifesto)
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