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mercoledì 26 novembre 2008

Abusivismo, risarcito il Comune

Piano di Sorrento - L’ambiente è patrimonio della collettività tutelato dalla Costituzione e il suo danneggiamento va risarcito a prescindere dalle norme urbanistiche. Parola di corte di cassazione che con una sentenza clamorosa ha condannato A.G., residente a Piano, a rimborsare al Comune la somma di circa settecentomila euro per aver deturpato uno degli angoli più suggestivi del territorio. I fatti risalgono a più di vent’anni fa ma solo nei giorni scorsi è arrivata la sentenza definitiva che ha introdotto un importante precedente in materia di risarcimento. Tutto comincia quando su un terreno di proprietà di A.G. vengono eseguite opere di sbancamento con l’eliminazione di alberi, la deviazione della rete di raccolta delle acque piovane e la realizzazione di una strada di oltre trecento metri. La zona, oltre a essere tutelata dal piano regolatore comunale, è particolarmente suggestiva sotto il profilo paesaggistico, affacciando sulla costiera amalfitana al confine tra i comuni di Piano e Positano. Inevitabile il sequestro da parte della magistratura con l’obbligo di ripristinare lo stato dei luoghi a carico dell’autore degli abusi. Tuttavia, la prima sentenza dell’allora pretore di Sorrento condanna il responsabile ma stabilisce che la quantificazione del danno deve essere fatta in separato giudizio. E qui comincia la vera guerra a colpi di carta bollata tra il comune, rappresentato dal legale Salvatore Anastasio, al quale successivamente si è aggiunto l’avvocato Francesco Saverio Esposito e il proprietario del fondo. Successivamente il tribunale di Torre Annunziata impone il ripristino dello stato dei luoghi ma per un vizio di procedura non accorda il risarcimento al Comune. La parola passa alla corte di appello di Napoli che dà ragione all’ente di piazza Cota e stabilisce che quell’abuso va sancito con un rimborso a vantaggio della collettività. A questo punto scatta il ricorso in Cassazione in quanto i legali del proprietario del fondo sostengono che il cosiddetto «danno ambientale» non esisteva fino all’entrata in vigore della normativa risalente al 1986, quindi successiva all’epoca dei fatti. Tuttavia, i giudici della suprema corte hanno accolto le tesi sostenute dall’avvocato Esposito stabilendo che «la lesione dell’ambiente quale valore pubblico immateriale primario e assoluto è tutelata dal coordinamento tra diversi articoli della costituzione che tutelano l’individuo e la collettività, la cui violazione determina un danno ingiusto non patrimoniale. Ecco spiegata la conferma della decisione dei giudici di appello con la conseguenza che nei prossimi mesi nella casse del comune arriveranno i settecentomila euro di risarcimento. «Si tratta di un risultato significativo sotto il profilo della giurisprudenza in quanto vengono definitivamente chiariti i presupposti in base ai quali i comuni possono attivarsi per tutelare l’ambiente e il territorio anche nei confronti di abusi commessi decenni addietro», spiega l’avvocato Esposito. Soddisfatti al Comune dove già sono cominciate le valutazioni circa le possibilità di impiego del risarcimento. Secondo la normativa vigente, infatti, questo tipo di entrate hanno una destinazione vincolata, dovendo essere impiegate per opere di risanamento ambientale. E a Piano tra coste e valloni c’è solo l’imbarazzo della scelta su dove cominciare. (Francesco Aiello il Mattino)

Frantoi aperti in tre comuni della Penisola

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