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giovedì 20 novembre 2008

Villari non si dimette

Riccardo Villari, in barba alle richieste del suo partito, ha deciso di tirare avanti per la sua strada. Prima ha chiesto di incontrare Fini e Schifani (ma il presidente del Senato era a San Pietroburgo, quindi bisognava attendere qualche giorno) e poi ha assicurato che si sarebbe dimesso quando Pd e Pdl avessero trovato un nome condiviso. Ebbene: quel nome è arrivato, è Sergio Zavoli. E Villari che fa? Si dimette? Neanche per sogno. Convoca la commissione di Vigilanza Rai e annuncia di non voler abbandonare il suo incarico. Il Pd, nel frattempo, decide di espellerlo dal partito.

Walter Veltroni: «Il comportamento di Villari è pazzesco».

2 commenti:

  1. Elogio delle dimissioni:
    Prendo spunto ( e unicamente quello) dalla ridicola situazione che ha creato Villari per parlare di un atto semplice e banalissimo che nei paesi come quelli anglosassoni è interpretato come un’atto dovuto di civiltà e di coerenza mentre in Italia è una cosa rarissima e viene scambiato per debolezza: Dimettersi
    Farlo poi spontaneamente in situazioni dove non si è costretti a farlo e magari facendolo si rinuncia anche a qualcosa ( una carica , un’emolumento etc ) aumenta la stima verso se stessi ad anche quella degli altri nei tuoi confronti (escluso i nemici che naturalmente la confondono per vittoria). Il trucco per non dimettersi mai è poi molto semplice : dare sempre la colpa agli altri e non prendersi mai delle responsabilità, negare perfino l’evidenza! In questo modo ci sarà sempre qualcuno complice o motivo dei tuoi sbagli o addirittura che prova che a sbagliare non sei tu…. ma gli altri.

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