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sabato 3 gennaio 2009
Europarlamento, i deputati italiani recordmen per assenze e stipendio
La corsa ai posti è cominciata già da un bel po’. Perché quelli sono posti mica come gli altri, il posto al Parlamento ti sistema per cinque anni, pochi pensieri, pochi viaggi (ovviamente rimborsati) e molti privilegi. Le elezioni per rinnovare gli eurodeputati saranno il 9 giugno di quest’anno, e già circolano nomi che fanno venire i brividi: Antonio Bassolino, per dirne uno solo, potrebbe essere candidato lì dal Pd. Ottaviano Del Turco, l’ex governatore inquisito per la tangentopoli della sanità abruzzese, aspira ad una poltrona a Strasburgo. Rifondazione si dice prontissima a candidare Luxuria, appena tornata dall’Isola dei famosi. Perché il Parlamento europeo è un po’ la Acerra di Montecitorio: quelli che non sanno più dove mettere, ma non possono lasciare senza poltrona, li spediscono a Strasburgo. Solo così si spiega la presenza di personaggi di cui la politica potrebbe fare tranquillamente a meno e che siedono in Europa. Dove tra le altre cose, si lavora pochissimo e a peso d’oro. Se si incrociano i dati pubblicati dal quotidiano londinese Times e dall’Ue si scopre che l’Italia ha due primati all’Europarlamento. I nostri eurodeputati riescono nell’impresa di essere allo stesso tempo i più assenteisti e i meglio pagati. Lo stipendio annuo dell’eurodeputato nostrano (e ricordiamo che gli stipendi glieli paga lo Stato di appartenenza, cioè noi altri) è di 144mila euro. Significa circa 60mila euro in più dei deputati tedeschi (84.108 euro), quasi 80mila più di quelli francesi (62.779 euro), quattro volte più di quelli spagnoli (35.051). Per fare che? Pochissimo se si guardano le percentuali sulle presenze. I nostri deputati sono assenti in media il 32 per cento delle volte, il risultato peggiore tra tutte le nazioni. Ed è appunto una media fratta tra gli stakanovisti come Giacomo Santini, Pdl, che sfiora il 98% delle presenze, e i fantasmi come il margheritino Francesco Ferrari, accreditato di sole tre presenze. Diciamo accreditato perché in realtà un conteggio ufficiale non c’è, anche se sarebbe opportuno fosse di pubblico dominio il comportamento dei parlamentari eletti in Europa. Il radicale Marco Cappato, eurodeputato anche lui, ha provato a chiederlo al segretariato generale del Parlamento europeo, ma senza fortuna: “Non esiste alcun documento che riporti il numero totale delle presenze per deputato alle diverse riunioni ufficiali – lamenta Cappato – Ma l’attività dei deputati, la loro partecipazione alle riunioni e la loro presenza al Parlamento non sono informazioni confidenziali, i cittadini hanno il diritto di sapere”. (Il Giornale.it)
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