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sabato 28 marzo 2009
Anche a Castellammare arrivano i famosi “lucchetti di Ponte Milvio”
Castellammare di Stabia - Anche a Castellammare arrivano i famosi “lucchetti di Ponte Milvio”, ovvero quell’usanza, comune tra i giovani innamorati, di mettere un lucchetto sul lampione centrale di un ponte e gettare le chiavi nel fiume sottostante, così da rendere infrangibile il loro sogno d'amore. La tradizione, che ha subito conosciuto una rapida diffusione fra i giovani delle città di tutta Italia, è divenuta popolare a seguito del libro “Ho voglia di te” di Federico Moccia, dove i due protagonisti si giuravano amore eterno agganciando un lucchetto nel palo centrale del ponte e buttandone poi via la chiave. Tante sono state anche le polemiche che hanno accompagnato l’usanza, soprattutto quando il lampione a cui sono appesi i lucchetti, per l'eccessivo peso si è spezzato. Subito dopo furono tolti i lucchetti dai lampioni e furono aggiunti dei pilastri davanti ai lampioni, con agganciate delle catene, alle quali poi sono stati rimessi i lucchetti stessi. «Anche a Castellammare – spiega Massimiliano Zurlo, responsabile dei giovani del Circolo della Libertà di Castellammare – da un po’ di tempo è comune questa usanza tra i giovani stabiesi. In particolare, abbiamo fotografato sulla Strada panoramica per Sorrento, in prossimità della curva di Largo Pozzano, un gruppo consistente di alcuni lucchetti in ferro appesi alle ringhiere, in modo da ricordare i famosi “lucchetti di Ponte Milvio”. Personalmente trovo molto simpatica l’iniziativa, utile anche da un punto di vista turistico. Tuttavia – conclude - al fine di evitare le polemiche e le gravi vicende succedute a Roma, chiediamo che dall’amministrazione comunale vengano istallati, in tale piazzetta, proprio sull’esempio di Roma, paletti in ferro con catene intorno, per fare in modo che anche i giovani stabiesi possano suggellare le loro promesse di amore, senza pregiudicare il bene pubblico». Concorde dell’iniziativa anche Antonio Sicignano, vicepresidente regionale dei Circoli della Campania. «Non sono contrario all’usanza, ma è necessario intervenire per dare a questa simpatica tradizione giovanile un utile piglio turistico e per evitare che, con la diffusione della stessa, possa, come avvenuto a Roma, essere pregiudicato il bene pubblico».
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