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sabato 18 aprile 2009

Sciogliere le righe o dichiarare il golpe

Le nomine della Rai non possono avvenire mentre si è seduti in disparte tra un calice di champagne, una raccomandazione e le auto blu parcheggiate all’ingresso di Palazzo Grazioli. Questo è uno Stato di diritto, con una Carta costituzionale, un Parlamento legittimo, anche se nominato senza preferenze. O si schiera l’esercito per le strade, si sciolgono le camere e si presenta la dittatura a reti unificate, o la claque di potere sciolga le righe e rispetti la legge. Poco importa se i membri del Pd, nella persona di Vinicio Peluffo, in commissione di Vigilanza Rai hanno denunciato l’”assembramento”, loro sono parte di questa spartizione. La nomina del Presidente della commissione di Vigilanza è stata un primo campanello d’allarme, il balletto delle nomine dei direttori dei Tg e la spartizione del CdA altri inequivocabili segnali. Al Pd ricordo che non si può trattare con i cospiratori o si scende inevitabilmente allo stesso livello, per poi essere raggirati. Il Pd, sedendosi al tavolo delle trattative, è di fatto connivente e anche di nessun peso all’interno dello stesso, come stanno dimostrando Silvio Berlusconi ed i suoi lacchè. Il Presidente del Consiglio non può disporre della Rai a suo piacimento, sia per la carica istituzionale che ricopre e sia per il fatto di essere proprietario delle aziende concorrenti. Ruoli pubblici per interessi privati. Si chiama conflitto di interessi, curati con efficacia e spregiudicatezza, visto che da quando c’è lui al governo, inspiegabilmente, gli enormi investimenti pubblicitari di aziende statali come Poste italiane ed Eni si sono spostati dalle reti pubbliche a quelle Mediaset. Dove sono gli italiani? Cosa pensano di trarre dall’indifferenza nell'assistere silenziosi a questo banchetto di avvoltoi di governo? Mi chiedo se la piazza e la disubbidienza civile rappresentino l’unica forma per esprimere i principi democratici. C’è bisogno di un’altra piazza Navona, e la faremo. (Antonio Di Pietro)

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