Pagine

venerdì 19 giugno 2009

Basta slot machine: mobilitazione sul web

Sorrento, la provocazione di un gruppo di giovani: nei bar torniamo a biliardo e calcio balilla

Sorrento - Tavoli da biliardo che prendono il posto dei videopoker e slot machine che spariscono per fare spazio ai tradizionali «calcio balilla». È la provocazione lanciata da un gruppo di giovani di Sorrento che, dalle pagine di Facebook, il noto social network della rete di internet, ha creato uno spazio virtuale per sensibilizzare i cittadini della costiera sul fenomeno della dipendenza da gioco. Un’iniziativa che ha già trovato due sponsor d’eccezione: il Comune di Sorrento, che attraverso l’assessore alle Politiche giovanili Rosario Fiorentino ha aderito al gruppo, e la Chiesa locale che, nelle parole del direttore della Caritas diocesana don Carmine Giudici, rincara addirittura la dose: «Anche se il gioco è legale, per i cristiani è una pratica immorale». In costiera sorrentina, dunque, riflettori puntati sulle tematiche della dipendenza da gioco e sulle conseguenze economiche che derivano da un utilizzo compulsivo di videopoker e slot machine, videogiochi oramai presenti in bar, rosticcerie e rivendite di tabacchi. Un fenomeno che ha messo in ambasce un gruppo di giovani della rete di internet che, su Facebook, ha dato vita ad una pagina dal titolo eloquente: Via le slot machine e i videopoker da Sorrento. «Se prima c’erano ragazzi che, con un solo gettone, si divertivano insieme al calcio balilla – scrive uno dei suoi fondatori -, ora si vedono solo zombie che, senza rendersene conto, bruciano centinaia di euro ogni sera. A Sorrento ci sono slot dovunque: intere famiglie vedono sparire soldi e serate davanti a quelle maledette macchinette che creano dipendenza, a causa di scariche di adrenalina. Non siamo contro le sale giochi, ma dove sono finiti i giochi che creano aggregazione? Sono spariti perché non rendono. Le slot rendono di più. Ma rendono anche più soli e poveri». Un appello raccolto dal Comune di Sorrento. «Siamo di fronte ad un fenomeno inquietante – spiega Rosario Fiorentino, assessore alle Politiche giovanili -. La Giunta municipale, nel marzo 2008, approvò il regolamento che disciplina il rilascio della licenza di sala giochi ai soli gestori di locali che sorgono lontani dalle scuole e l’utilizzo dei videopoker solo in ¬determinate fasce orarie. Fatto il regolamento, bisogna ora chiedere alle forze dell’ordine di intensificare i controlli». Affonda il colpo anche il direttore della Caritas diocesana e parroco di Massa Lubrense, don Carmine Giudici: «È un circuito pericoloso – sottolinea il sacerdote -. Un circuito, sotto certi aspetti, protetto dalla legge, e che si avvale, pertanto, anche di un certo crisma di legittimità. Se prima riscontravamo problematiche legate al gioco delle carte, ora affrontiamo una rete molto più estesa, un meccanismo virtuale dalle dimensioni inimmaginabili. Si tratta di un divertimento che crea dipendenza, con forme di indebitamento che assumono contorni molto critici anche nelle nostre zone. Purtroppo, la crisi economica globale, al posto di indurre ad una sobrietà dei consumi, crea forme illusorie di guadagno, dove in tanti cercano di ricavare uno spazio di risparmio basato sulla vincita al videopoker e al Gratta e vinci». E poi le contromisure: «Per quanto riguarda l’aspetto educativo – conclude don Carmine – va detto che, per un cristiano, il gioco è una pratica immorale, perché il guadagno di un cattolico dovrebbe derivare solo dal lavoro onesto. A fronte di un vincitore al gioco, inoltre, ci sono migliaia di persone che perdono. Lo Stato non aiuta: anzi, moltiplica le possibilità di gioco per incassare i proventi. A questo punto, oltre a sensibilizzare sull’illiceità etica del gioco, bisognerebbe intensificare i controlli sull’accesso dei minori, tenendo anche a bada l’entità delle vincite». (Giuseppe Damiano Il Mattino)

Nessun commento:

Posta un commento

La qualità e l’efficacia del blog dipendono quasi interamente dai vostri contributi. Si raccomanda, perciò, attinenza al tema, essenzialità e rispetto delle elementari regole di confronto. I messaggi diffamatori, scritti con linguaggio offensivo della dignità della persona, razzisti o lesivi della privacy, pertanto, non saranno pubblicati.