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mercoledì 5 agosto 2009

Idv e Sinistra: sì a nuove alleanze

Regionali 2010, apertura a Udc e Mpa. Ma il Pd è diviso

Al Pd che parla di alleanze, ora gli alleati mettono fretta. «Non possiamo stare con le mani in mano mentre tengono il loro congresso», incalza Idv col coordinatore campano, il senatore Formisano. Stessa obiezione giunge da Sinistra e libertà, che diverrà un partito a tutti gli effetti a settembre, con un´assemblea nazionale a Bagnoli: «Nel Lazio hanno convocato un´assise per i nuovi assetti già a giugno», dice Andrea Di Martino (foto), leader dei “vendoliani”. La coalizione? Si faccia in fretta. «Nuove e coraggiose alleanze meridionali», così piacciono a Bassolino. «E arricchita senza preconcetti dall´apporto di forze civiche e movimenti autonomi», la visione del consigliere regionale Caiazzo. Secondo il suo studio, pubblicato domenica su Repubblica, il centrosinistra sarebbe in grado di vincere nel 2010 col 54 per cento, aprendo le porte a Udc e Mpa. Cosa dicono gli alleati? L´apertura di Casini è del 26 luglio. Indica il modello trentino di Dellai: «Se guardo alla Campania, dico al Pdl che a noi non basta fare un´alleanza contro Bassolino e la Iervolino. Nulla è scontato». Formisano nega eventuali problemi di coabitazione: «Idv può stare con l´Udc, se l´Udc basa la sua attività sulla solidarietà e non sulla pratica del potere fine a se stessa». Per Idv le «nuove e coraggiose alleanze» sono praticabili. «Nessuna pregiudiziale, né pro né contro. La coalizione si crea però dal basso, con primarie anche sul programma. Se così, bene. Sono perplesso sui tempi». Non prima di dicembre, secondo il Pd. «E quando parleremo del programma?», ribatte Formisano, che il 4 settembre tiene un vertice in Campania con Di Pietro e De Magistris. «Se poi servissero solo a confermare un nome deciso a tavolino, a noi non interesserebbero». E Andrea Di Martino aggiunge: «Non si può eludere un sistema di alleanze che comprenda le forze moderate, peraltro organiche al centrosinistra fino a pochi anni fa. Il rischio è che si arrivi fuori tempo massimo, per poi firmare un accordo dell´ultima ora che non scioglie il tema della svolta. Non siamo disponibili, però, a portare tutto ciò in un indefinibile partito del sud». È il Pd che ancora stenta a parlare una lingua sola: fatale che il tema “alleanze” sia terreno di scontro verso il congresso. Per Amendola «le alleanze vanno costruite sui progetti, respingendo chi non ci sta. All´Udc rispondiamo: perché no?». È noto del resto il suo felice rapporto con De Mita. Per Impegno, invece, «il laboratorio campano che teneva insieme da Mastella a Pecoraro ha prodotto, coi suoi veti incrociati, il disastro dei rifiuti che ci è toccato vivere. Non si può riproporre». E per Vittoria, che presenta il suo programma il 19 agosto a Casal di Principe, «prima di ragionare sulle alleanze, bisogna proporsi di far diventare plurale il Pd. Sarò ingenuo, ma non credo nella necessità di vincere, semmai in quella di cambiare le cose. Se continua il modello leaderistico, non ce la facciamo. Il punto non è se vinciamo, ma se sapremo avere un governo regionale capace di interpretare la società». (di Angelo Carotenuto da la Repubblica Napoli)

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