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sabato 1 agosto 2009
L’ultimo saluto al carabiniere investito
Massa Lubrense - Con il feretro avvolto nella bandiera tricolore della patria che ha fedelmente servito Bartolomeo Vinciguerra parte per l’ultimo viaggio che lo porterà al cimitero di San Liberatore dove riposerà in pace lasciando alle sue spalle solo strazio e dolore. Finisce così la breve esistenza di un uomo amato da tutti e bruscamente interrotta da un disgraziato incidente che poco meno di due settimane fa ha visto il 40enne carabiniere travolto da un’auto impazzita, sfuggita al controllo di un 84enne malato di una particolare forma di diabete ed improvvisamente colpito da un calo glicemico che gli ha fatto perdere i sensi. L’Opel Astra che guidava è partita come un missile a spezzare la vita di chi solo per caso si trovava quel giorno a transitare a bordo di un Beverly 250 in via IV novembre, in quel fatidico attimo. L’84enne, Aniello Buonocore, originario di Positano adesso è indagato per omicidio colposo, un atto dovuto, che non riporterà in vita Bartolo Vinciguerra che si lascia alle spalle una autentica tragedia: la moglie Carla, già provata dal funesto ricordo di venti anni fa quando il padre, anch’egli carabiniere, perse la vita investito da un’auto impazzita, due bambine, Martina e Cristiana, alle quali qualcuno dovrà prima o poi spiegare quello che è successo. Gli ultimi attimi di vita nella camera di rianimazione del Cardarelli di Napoli sono per Carla, la donna della sua vita, alla quale confessa in punto di morte il proprio, autentico e sconfinato amore. Il vero impunito rimane il medico anonimo che nonostante la grave malattia di cui è affetto rilascia all’84enne il regolare certificato per ottenere il rinnovo della patente. Era lutto cittadino ieri a Massa Lubrense, tutti i negozi chiusi, serrande a metà anche a Piano di Sorrento dove Bartolo prestava servizio come carabiniere. A presenziare alla cerimonia funebre c’era lo stato maggiore dell’Arma, il generale di Brigata e comandante della Regione Carabinieri Campania, Franco Mottola, il capitano Massimo De Bari della compagnia dell’Arma di Sorrento, i comandanti delle stazioni carabinieri di tutta la penisola sorrentina, il vicequestore Antonio Galante del commissariato di Sorrento, guardia di finanza, capitaneria di porto, associazione nazionale carabinieri e tanta tantissima gente, circa duemila, per dare a Bartolo l’ultimo saluto. Dopo l’omelia di don Carmine Giudici la bara avvolta nel tricolore portata a spalla dai compagni in alta uniforme attraversa il picchetto d’onore tra dolore e speranza, rassegnazione e fiducia di una folla che assiste al dramma di una donna che per la seconda volta paga un forte tributo e piange dopo venti anni ancora un uomo dell’Arma dei carabinieri. (Vincenzo Maresca il Giornale di Napoli)
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