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domenica 22 novembre 2009

Il padre fu ucciso dal clan. Ora Nicola Corrado si candida a sindaco

Un manifesto per raccontare la propria storia: la mia sfida di onestà. Analogie con il caso Tommasino, il papà aveva avuto rapporti con la camorra

Castellammare di Stabia - «Penso che sia venuto il momento, dopo 18 anni, di raccontare quella storia: era l' 11 marzo del 1992, erano le 15 e mio padre non era ancora tornato a casa». Nicola Corrado, vicesindaco di Castellammare di Stabia, racconta in un manifesto rivolto alla città l'omicidio del padre ad opera del clan D'Alessandro e annuncia la sua candidatura a sindaco per le prossime elezioni amministrative di primavera. Sebastiano Corrado fu ucciso quando l'attuale vicesindaco della giunta guidata da Salvatore Vozza era ancora minorenne. Un assassinio di cui si è tornati a parlare per le analogie con l'omicidio del consigliere comunale del Pd, Gino Tommasino. Nicola Corrado aveva fino a oggi evitato di affrontare in pubblico quella che definisce la sua storia, poichè all'epoca, giovanissimo, era già in prima fila nella lotta contro la camorra a Castellammare di Stabia. In seguito l'indagine portò alla scoperta che il padre aveva avuto legami con la criminalità locale. Un argomento che affronta oggi, pubblicamente: «Io insieme a voi mi voglio battere ancora, con tutte le mie forze, per impedire che altri ragazzi possano vedere e vivere quello che io e la mia famiglia abbiamo visto ed abbiamo vissuto». «Castellammare non è Gomorra e ancora una volta asseconderà il motto, inciso con caratteri d'oro nel suo stemma, "Post fata resurgo"». Ecco come Corrado ricorda quell'11 marzo del 1992. «Nessuno ebbe il coraggio di telefonare, nessuno ci avvisò - racconta - mia madre ed io scendemmo di corsa le scale e ci ritrovammo per strada, ricordo un silenzio assordante e il nostro senso di disperazione, di chi avverte che è successo qualcosa di terribile ma non osa immaginare, poi un signore intento a lavare la sua macchina ci disse: «Andate a via Virgilio». «Iniziammo a correre - prosegue il vicesindaco - 700 metri senza respirare e alla fine di un vicoletto incontrammo gli sguardi di centinaia di persone assiepate ai bordi della strada. Per terra un grande lenzuolo bianco macchiato di rosso copriva il corpo senza vita di un uomo: era mio padre, aveva 45 anni». L'omicidio del consigliere comunale del Pd, Luigi Tommasino, e la scoperta che il killer era un iscritto dello stesso partito a Castellammare di Stabia hanno riaperto la ferita per le analogie con l'omicidio di Sebastiano Corrado. «Da qui inizia la mia storia - racconta il vicesindaco - io non sono scappato, ho combattuto il pregiudizio, ho camminato a testa alta , e ho trasformato il mio dolore nella forza che mi ha permesso di vivere e di gridare in tutti questi anni che i camorristi non sono degli uomini d'onore, ma sono solo degli assassini». Nel manifesto che è stato affisso questa mattina sui muri della città spiega ancora: «Ho deciso di candidarmi alla carica di sindaco, ascoltando le persone che con me hanno condiviso un percorso di passione civile e politica lungo venti anni. Un' intera generazione, cresciuta negli anni Novanta, ha imparato ad odiare la camorra, ha provato disgusto non solo e non tanto per le attività criminali quanto per la "civiltà contraria alla vita" che i camorristi cercano di imporre». (Il Mattino.it)

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