Una commissione ispettiva, formata da psichiatri dell’Asl e funzionari dell’amministrazione penitenziaria è stata incaricata di verificare le condizioni degli internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Napoli. È un fatto significativo, dopo le denunce delle condizioni di vita sollevate da delegazione guidata dal consigliere regionale Tonino Scala e a cui ho partecipato assieme a Dario Stefano Dell’Aquila. Il nostro obiettivo era verificare le condizioni degli internati e lo stato della riforma della sanità penitenziaria. Una riforma, voluta dal governo Prodi, nel 2008, che ha sancito il passaggio di competenze al sistema sanitario regionale. Nessuno di noi immaginava cosa avremmo visto di lì a poco. Uno dei casi che più ci ha colpito è stato quello di R. H, un ragazzo immigrato di appena 21 anni, che si trovava seminudo in una cella liscia priva di ogni cosa, letto incluso e con il blindato chiuso. La cella era sporca delle sue stesse feci. Per protesta il ragazzo aveva imbrattato di feci la sua stessa stanza. Ci è stato riferito che il ragazzo ha dato in escandescenze appena giunto in Opg. Quello che possiamo testimoniare che a noi è parso lucido e orientato, ha risposto a senso alle nostre domande, seppure in condizioni chiaramente precarie. E dal registro risulta sia stato legato al letto di coercizione per almeno tre giorni di seguito, appena giunto in Opg, e poi portato in una cella liscia. Tutto questo senza alcun tipo di protocollo medico di presa in carico. Un altro internato che aveva tentato il suicidio è stato legato per due giorni al letto di contenzione e liberato pochi minuti prima della nostra visita. Credo sia evidente che è necessario uno sforzo di natura sociale per costruire una rete di comunità territoriali che siano in grado di accogliere il sofferente psichico e dargli una residenza e una tutela protetta. (Samuele Ciambriello presidente Associazione città invisibile da il Mattino)
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