Pagine
▼
domenica 24 gennaio 2010
Cuffaro si affida alla Madonna...
Il senatore Udc, Totò Cuffaro, condannato a 7 anni di carcere nel processo d'appello per favoreggiamento aggravato e rivelazione di segreto istruttorio annuncia di lasciare ogni incarico nel partito. ''So di non aver mai voluto favorire la mafia - dice Cuffaro - e di essere culturalmente avverso a questa piaga, come la sentenza di primo grado aveva riconosciuto. Prendo atto pero' della sentenza della corte di appello. In conseguenza di ciò lascio ogni incarico di partito. Mi dedicherò, con la serenità che la Madonna mi aiuterà ad avere, alla mia famiglia e a difendermi nel processo, fiducioso in un esito di giustizia''. Non si fanno attendere le reazioni del mondo politico. Sostegno a Cuffaro, arriva dal senatore del Pd, eletto in Campania, ed ex segretario Udc, Marco Follini, "Cuffaro non c'entra nulla con la mafia. Lo pensavo - aggiunge - quando eravamo compagni di partito e non ho cambiato idea". Per Claudio Fava, coordinatore della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà "le sentenze si rispettano dimettendosi. Totò Cuffaro, diventato senatore della Repubblica per mettersi al sicuro dalla giustizia, è una vergogna per tutto il Paese". Il senatore del pd, Giuseppe Lumia, nonché componente della commissione antimafia crede inoltre che "questa condanna deve essere da stimolo ai partiti affinché possano guardarsi dentro per recidere quel rapporto mafia-politica che ha garantito a Cosa nostra di perpetuarsi fino ad oggi, assicurandole consenso e risorse. Adesso - aggiunge - è necessario combattere questo sistema di intermediazione burocratico-clientelare e affaristico-mafioso, che uccide la buona politica, la speranza di tanti cittadini onesti e le potenzialità di interi territori di spiccare il volo nel segno della legalità e dello sviluppo".
Nessun commento:
Posta un commento
La qualità e l’efficacia del blog dipendono quasi interamente dai vostri contributi. Si raccomanda, perciò, attinenza al tema, essenzialità e rispetto delle elementari regole di confronto. I messaggi diffamatori, scritti con linguaggio offensivo della dignità della persona, razzisti o lesivi della privacy, pertanto, non saranno pubblicati.