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mercoledì 27 gennaio 2010
«Il cantiere non era a norma»
Sorrento - Bastavano delle semplici transenne ad evitare una tragedia. È questo il risultato della deposizione degli ispettori del lavoro nel processo a carico del sindaco di Sorrento, Marco Fiorentino e altri sette imputati dinanzi alla prima sezione penale del tribunale di Torre Annunziata con le accuse a vario titolo di omicidio colposo e omesso controllo. A sfilare dinanzi al collegio presieduto da Emma Aufieri sono stati i tre ispettori del lavoro chiamati ad effettuare il sopralluogo nell'immediatezza dell'incidente per verificare se vi fossero delle irregolarità di condotta all'interno del cantiere. E ne hanno trovate diverse e le hanno fatte presente ai giudici oplontini rispondendo alle domande del pm Sergio Raimondi. Con loro immediatamente sul fatto il sostituto procuratore ha chiesto un resoconto dettagliato di ciò che avevano visto e il risultato è stato inquietante. Arrivati sul cantiere era evidente che lo stesso non fosse a norma. Per prima cosa per l'esecuzione dei lavori non era stato redatto un contratto regolare ma probabilmente era stato raggiunto solamente un accordo verbale di massima con la ditta di illuminazioni. A parte questo elemento di carattere formale erano diversi gli elementi sostanziali a preoccupare. Per le norme di sicurezza sul lavoro per quel cantiere sul quale veniva utilizzato un braccio meccanico era necessario transennare l'area di spostamento dell'apparecchio. Tutta l'area interessata dallo spostamento del braccio meccanico doveva essere tassativamente interdetta al traffico sia veicolare che pedonale. In sostanza secondo l'ispettore sarebbero bastate o delle comuni transenne od anche un nastro che delimitasse l'area. Solitamente questo sistema basta a deviare le auto che transitano in zona mentre per bloccare i pedoni è necessaria la presenza di un addetto del cantiere che bloccasse le persone. Una disposizione di cui doveva farsi carico il proprietario della ditta o il capo cantiere. La stessa macchina, di difficile utilizzo, sono raffigurate le varie prescrizioni per l'utilizzo della macchina con segnali di pericolo. Nel prosieguo della propria ispezione gli addetti delegati dalla procura oplontina hanno inoltre constatato diversi segni di usurae mancanza di manutenzione della macchina come ammaccature arrugginite sintomo di pregressità delle stesse. Gli ispettori hanno, inoltre,lamentato anche la mancanza di informazione degli addetti ai lavori da parte della ditta sull'utilizzo della macchina. Data la complessità dell'apparecchio è addirittura prescritto l'utilizzo o la presenza sul cantiere, del manuale di utilizzo del braccio meccanico, prescrizione anche questa evasa. Una serie di disattenzioni che potevano evitare quella che è stata definita la strage di Sant’Antonino. A Sorrento il primo maggio 2007 persero la vita Claudia Fattorusso e la nuora Teresa Reale rimanendo vittima della caduta di una grù utilizzata per montare le illuminazioni per la festa locale. Mentre uscivano dalla chiesa proprio intitolata al santo vennero investiti dal braccio del macchinario rimanendo uccise dal colpo. Di questa tragica vicenda sono chiamati a rispondere diverse persone ognuno con le proprie specifiche responsabilità. Su tutti spicca il nome del sindaco della città Fiorentino ma a lui se ne aggiungono altre. Coinvolti infatti: il parroco della basilica intitolata al santo patrono e committente dei lavori, don Giuseppe Esposito, i titolari e i dipendenti della ditta a conduzione familiare assegnataria dell’incarico, Francesco, Aniello Eduardo e Massimo Donnarumma, il vigile addetto al controllo della piazza durante i lavori, Francesco Lombardi e il già citato progettista della gru incriminata, Pinardi. Le famiglie delle vittime si sono costituite parte civile nel procedimento. (di Vincenzo Sbrizzi il Giornale di Napoli)
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